Il decreto lavoro del governo Meloni lascia insoddisfatti gli imprenditori

Unimpresa: «per gli autonomi il solito pugno di mosche». Confcommercio Alto Adige: «”frige benefit” per molti ma non tutti i dipendenti».

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decreto lavoro
Il premier Giorgia Meloni.

Il decreto lavoro appena varato dal governo Meloni contiene molti provvedimenti sicuramente interessanti, specie per il mondo del lavoro dipendente a bassa qualificazione, ma lascia a bocca asciutta il mondo degli imprenditori e dei lavoratori autonomi, sempre penalizzati dalle politiche governative, nonostante negli ultimi anni abbiano subito pesanti conseguenze sociali ed economiche, ben più forti di quelle del lavoro dipendente.

Per il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi, «il decreto mostra grande attenzione per i lavoratori dipendenti con misure importanti e certamente condivisibili, ma è molto timido per i lavoratori autonomi e le aziende che rischiano di uscirne ancora una volta con un pugno di mosche tra le mani. Un plauso certamente va in particolare al taglio del costo del lavoro carico dipendente con una riduzione di 4% per i redditi fino a 35.000 euro annui che, sommata a quella già in vigore di 3% fino a 25.000 e 2% per quelli fino a 35.000, porta a dei benefici complessivi che da luglio fino a dicembre possono arrivare fino a 98 euro mensili».

«Sempre in tema di riduzione delle imposte, soprattutto quelle a carico dei lavoratori dipendenti, accogliamo con favore l’innalzamento della soglia di esenzione (i “fringe benefit”) fino a 3.000 euro per i lavoratori con figli, misura sulla quale da sempre Unimpresa si è battuta consegnando qualche mese fa nelle mani del ministro del Lavoro una proposta di revisione della norma e con il presente decreto in parte viene accolta – prosegue Azzi -. Grande delusione invece su due temi sui quali il mondo delle imprese si aspettava certamente maggiore coraggio, ovvero la riduzione del costo del lavoro lato imprese, per i contributi che le aziende sopportano, prevedendo misure solo per nuove assunzioni – per altro per categorie di lavoratori molto ristrette – trascurando invece quelle aziende che nonostante le grandi difficoltà in un periodo caratterizzato da molteplici fattori esogeni (caro energia, guerra Russo Ucraina, inflazione, ecc.) continuano a mantenere i livelli occupazionali garantendo ai loro dipendenti stipendi e posti di lavoro, così come non possiamo nascondere un pizzico di delusione per un’annunciata riforma del cosiddetto decreto dignità che avrebbe dovuto nelle intenzioni rendere più flessibile i contratti di lavoro a tempo determinato, ma che in realtà nulla cambierà per le micro e piccole impresesprovviste di contrattazione aziendale e poco avvezze all’istituto della certificazione, e che mantenendo di fatto gli attuali limiti di durata rischia solo di aumentare i contenziosi per la previsione di causali troppo generiche e che rischiano solo di ingolfare le aule dei tribunali».

Soddisfazione parziale anche per il settore del terziario in Alto Adige aderente a Confcommercio: per dell’Unione commercio turismo servizi Alto Adige: «l’innalzamento del tetto dei “Fringe benefit” da 258,23 a 3.000 euro è limitato solo ai lavoratori con figli, escludendo tutti gli altri, che nel 2022 erano invece ricompresi– afferma il presidente Philipp Moser -. Questo tipo di benefit include anche i buoni acquisto. Il grande vantaggio per le aziende è che, fino al limite massimo annuo, i buoni acquisto per i dipendenti sono esenti sia dalla normale tassazione che dagli oneri previdenziali. Molte aziende e datori di lavoro in Alto Adige sfruttano questa possibilità per premiare i risultati e l’impegno dei rispettivi collaboratori con un buono acquisto».

Per Moser «questa disparità non è accettabile! È chiaro che le famiglie debbano essere sostenute con più forza, ma ci sono strumenti più adatti che non richiedono ai datori di lavoro di fare differenze di trattamento a livellodi benefit. Per gli imprenditori è difficilmente applicabile: come posso fare differenze tra i miei dipendenti che hanno figli minorenni e quelli che non ne hanno? Concedendo ai primi benefici maggiori rispetto ai secondi

Anche per Moser, l’auspicio è che in sede di conversione definitiva il decreto possa essere modificato ed integrato, anche per evitare inutili ed odiose discriminazioni tra identiche categorie di lavoratori, oltre che prevedere sostegni anche per il lavoro autonomo e professionale, categoria che un governo di centro destra dovrebbe avere decisamente più a cuore rispetto a quelli trascorsi di centro sinistra.

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