Bianco & Nero: 180 giorni di governo Meloni, tra alti e bassi

Pesa una situazione economica nazionale difficile, con debito pubblico e spesa corrente elevata che limita le possibilità di manovra, oltre ad un lento avvio del programma di governo.

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Bianco & Nero

In questa puntata de il “Bianco & Nero”, condotta dall’esperto in comunicazione e analisi politica, Gianfranco Merlin, e dal direttore della Web Tv e de “il NordEst Quotidiano”, Stefano Elena, si fa il punto sui primi sei mesidel governo Meloni, con un bilancio in chiaro scuro, complice anche una difficile situazione di bilancio pubblico che limita grandemente le possibilità di manovra, con la necessità di rispettare impegni di spesa e di limitare l’ulteriore ricorso all’indebitamento, già giunto oltre la soglia di guardia.

Per il primo governo della Repubblica guidato da una donna lo scenario è difficile: Meloni deve dimostrare di fare necessità virtù, barcamenandosi tra il rispetto degli impegni di bilancio e quelli internazionali, cercando di tenere fede al programma elettorale del centro destra e alle promesse elettorali.

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L’azione di Meloni è resa più complicata dai compagni di maggioranza che non perdono l’occasione di marcareil proprio territorio e le proprie posizioni politiche, quasi che gli interessi di partito abbiano la priorità su quelli della coalizione e, soprattutto, del Paese.

Ma ci sono anche decisioni, come quelle del mancato taglio delle accise sui carburanti, che collidonofrontalmente con le promesse politiche fatte sia dall’opposizione che, soprattutto in campagna elettorale, che si sono rivelate un boomerang nei consensi.

Oltre al traguardo dei primi sei mesi del governo Meloni, questa puntata de il “Bianco & Nero” si occupa anche della proposta lanciata dal ministro degli affari regionali, il leghista Roberto Calderoli, che, insoddisfatto del risultato elettorale conquistato dal centro destra alle comunali di Udine, dove il “suocandidato vincente al primo turno è stato battuto da quello delle sinistre al secondo, non trova meglio che proporre la riformadell’unica legge elettorale che fin qui ha funzionato bene, dando agli elettori la possibilità di scegliere il meno peggio tra i due candidati che si presentano al ballottaggio.

Calderoli, invece di pensare a cambiare in peggioquel che funziona, dovrebbe impegnarsi da subito a modificare quel “porcellum” che, alle elezioni politiche nazionali, regala alle segreterie di partito un eccesso di potere, privando gli elettori della facoltà di scelta dei candidati più capaci e competenti. Troppo difficile declinare anche a livello nazionale il ballottaggio a doppio turno, così come avviene da decenni in Francia?

Buona visione.

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