Serve un piano per favorire la natalità in Italia basato su meno tasse per chi fa figli, così come accade da decenni in altri paesi d’Europa, a partire dai generosissimi aiuti di Germania e Francia.
Il governo Meloni punta anche sull’incentivo del fisco per aggredire il problema del calo delle nascite. Un tema, quello della natalità in Italia scesa negli ultimi anni sotto il livello di guardia, su cui l’esecutivo è tornato ad insistere da giorni e che il premier Giorgia Meloni ha messo in cima alle priorità con l’obiettivo di trovare misure già dalla prossima legge di bilancio.
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Il ministro dell’Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti, si è subito attivato con una proposta di sostegno alla natalità in Italia che potrebbe arrivare a breve. Il piano del titolare del Tesoro, secondo le prime anticipazioni, consisterebbe in un bonus famiglie sul modello del 110% pensato per i genitori con figli, secondo cui i nuclei familiari composti da almeno due figli non pagherebbero le tasse.
Una proposta rilanciata da un altro esponente leghista, il padovano sottosegretario alle Imprese, Massimo Bitonci, secondo cui ridurre la tassazione per le famiglie con uno o più figli a carico «non significa abbandonare l’assegno unico», che il governo ha indicato nel Def di voler aumentare; ma «oltre a questo – aggiunge – si dovrebbe introdurre una detrazione di 10.000 euro l’anno per ogni figlio a carico (ora 950 euro fino ai 21 anni) fino al termine degli studi anche universitari, per tutti i nuclei senza limiti di reddito» Bum!
Se la proposta di sgravi fiscali a sostegno della natalità in Italia fosse partorita nei termini proposti dal deputato e commercialista Bitonci – che subito riduce il perimetro della sua sparata a 5.000 euro/anno per figlio resosi conto di averla sparata troppo grossa – o nella direzione già percorsa con sprezzo dell’equilibrio di bilancio e di sicurezza dei conti pubblici con il Superbonus 110% di cui proprio Giorgetti è stato netto nel bloccarlo per l’enorme spesa causata e gli scarsi risultati ottenuti, si dovrebbero mettere sul piatto del bilancio pubblico una spesa di circa 100 miliardi di euro all’anno, cosa che sarebbe sicuramente auspicabile, ma difficilmente attuabile in un contesto di finanza pubblica come quella italiana decisamente delicata con una spesa pubblicagià oltre la soglia dei 1.000 miliardi e un debito pubblico da 2.750 miliardi che pesa su ogni italiano per oltre 47.000 euro, neonati – pochi – e anziani – tanti – compresi.
La Lega punta grosso sulla proposta, invocando un «taglio consistente alle imposte sul reddito per sostenere i nuclei familiari e invertire la rotta dell’inverno demografico». L’unico Paese in Europa ad aver già studiato una norma simile è l’Ungheria che ha un sistema di incentivi alla famiglia è stato più volte indicato in passato come punto di riferimento da Meloni e Salvini.
L’emergenza nascite è al centro del dibattito da giorni, soprattutto dopo che l’Istat ha certificato una natalità in Italia al minimo storico, con meno di 7 neonati e oltre 12 decessi ogni 1.000 abitanti, con le nascite totali ridotte nel 2022 a meno di 400.000.
Se l’obiettivo – giusto e condivisibile – è far ripartire la natalità e “spingere” le famiglie ad andare oltre la mediadi un figlio e poco più per coppia, per arrivare alla soglia ideale dei tre figli per famiglia servirebbe un provvedimento scalare, che aumenta esponenzialmente al crescere dei componenti del nucleo, con incentivi sotto forma di assegni familiari erogati a tutte le famiglie – comprese anche quelle composte da lavoratori indipendenti, anche se sarebbe meglio prevedere un limite di reddito (200.000 euro/anno) oltre cui l’assegno non viene erogato – tale da aumentare l’erogazione al crescere del numero dei figli, ma pure prevedendo un tettoall’erogazione per evitare l’insostenibilità del beneficio e incentivare fenomeni anomali con famiglie troppo numerose. Basterebbe imitare quanto già fanno da tempo Francia e Germania, dove l’obiettivo è proprio il terzo figlio per ogni coppia.
E quanto alla copertura finanziaria del provvedimento, Bitonci guarda al riordino della foresta delle oltre 600 deduzioni di spesa oggi ammesse che, secondo una stima del viceministro alle Finanze con delega alla riforma fiscale (FdI), Maurizio Leo, valuta prudentemente in circa 60 miliardi: «nella legge delega per la riforma del fiscoè previsto di mettere mano a sgravi, esenzioni, bonus, deduzioni e detrazioni. Attraverso un riordino della materia si potrebbe trovare una buona parte delle coperture per finanziare una misura di contrasto al calo delle nascite».
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