Fondi ordinari europei: l’Italia è in forte ritardo

Spesi solo il 62% dei 64,9 miliardi. Fa peggio solo la Spagna. Per recuperare servirebbe maxi-spesa nel solo 2023 di ben 25 miliardi, praticamente impossibile.

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Nella corsa contro il tempo per assorbire le risorse che potrebbero rilanciare il Belpaese, specie le regioni più arretrate come il Mezzogiorno, non è solo il Pnrr ad essere al centro dell’attenzione: l’Italia arranca anche nella spesa dei fondi ordinari europei, come quelli della politica di coesione Ue della programmazione 2014-2020.

L’Italia si ritrova in penultima posizione nella classifica europea con un livello di spesa al 62%, visto che fa peggio solo la Spagna, che si è fermata a quota 57%, contro una media europea del 76%.

I dati sono stati pubblicati sul portale “Cohesion Data” della Commissione europea, che coprono l’andamento delle allocazioni della programmazione 2014-2020. La sfida che attende il Belpaese è di spendere e rendicontare tutte le risorse ancora disponibilioltre un terzo del totaleentro la fine del 2023, pena la restituzione dei fondi non spesi a Bruxelles che poi li redistribuisce tra gli stati più virtuosi.

I ritardi non vengono nascosti dal Governo Meloni con il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, che evidenzia come per evitare il disimpegno delle risorse dei fondi europei del periodo di programmazione 2014-2020 «sarebbe necessario spendere, in meno di un anno, un volume di risorse quasi pari a quanto rendicontatocomplessivamente dal 2015 ad oggi». Praticamente una missione impossibile, anche considerando che il Paesedeve contemporaneamente spendere pure i fondi del Pnrr dove arranca in fortissimo ritardo.

Nel dettaglio, l’Italia alla fine di dicembre 2022, ha speso solo il 62% del totale dei fondi ordinari europei provenienti in particolare da Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (Fesr), Fondo Sociale Europeo (Fse) e il relativo cofinanziamento nazionale pari, nel complesso, a circa 64,9 miliardi di euro. Una cifra che comprende anche l’integrazione, arrivata in seguito alla crisi del Covid-19, di oltre 14 miliardi di euro provenienti dal React-Eu, uno stanziamento che per molti è in questo frangente il principale responsabile dei ritardi accumulati.

Secondo l’ultimo aggiornamento fornito dell’Agenzia della Coesione territoriale, tutti i programmi operativi cofinanziati dal Fesr e dal Fse del ciclo 2014-2020 hanno presentato al 31 dicembre 2022 la certificazione delle spese sostenute con la relativa domanda di rimborso alla Commissione europea e hanno superato il target di spesa del 2022. Ciò nonostante, l’allarme sull’assorbimento delle risorse resta.

La pubblica amministrazione regionale e centrale è sotto pressione perché ,oltre alle risorse 2014-2020 residuali, ci saranno non solo quelle del Pnrr, ma anche quelle della programmazione 2021-2027, che vale 75 miliardi di euro.

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