Provvedimenti settoriali e, spesso, clientelari i vari bonus fiscali emanati dai governi delle due ultime legislaturesono costati ai contribuenti, secondo “Articolo 46”, il centro studi di Anpit Azienda Italia (Associazione nazionale per l’industria e il terziario), la bellezza di 162 miliardi di euro.
L’ammontare complessivo dei vari bonus è articolato in bonus Irpef pari a 85 miliardi, bonus Imprese pari a 42 miliardi e bonus minori pari a 35 miliardi. Tutti bonus che hanno drenato una grande mole di risorse pubbliche impiegate nelle ultime due legislature, la XVII (2013-2018) e la XVIII (2018-2022), per finanziare una serie di incentivi per ridurre la pressione fiscale in modo estremamente settoriale.
«La nostra analisi ha messo in evidenza come l’ingente serie di bonus introdotti negli ultimi 10 anni avrebbe potuto invece sostenere una profonda riforma strutturale del sistema fiscale italiano. Lo studio non contesta la funzione vantaggiosa che in alcuni casi i bonus hanno esercitato sulla disponibilità reddituale dei singoli, ma è un fatto evidente che non hanno rappresentato una reale e tangibile occasione di sviluppo e di crescita della ricchezza interna», ha spiegato Federico Iadicicco, presidente nazionale di Anpit Azienda Italia.
Il bonus sicuramente più oneroso per l’Erario, quasi 85 miliardi, è il contributo Irpef in busta paga, voluto dal governo Renzi, nato nel 2014 e reso strutturale nel 2015, mediante il contributo di 80 euro mensili versati al lavoratore dipendente con basso reddito (le soglie sono variate negli anni), fino a diventare di 100 euro nel 2020.
Di 42 miliardi nello stesso periodo, è l’importo dei bonus che lo Stato ha destinato all’attività d’impresa per finanziare iniziative come il credito d’imposta 4.0 sui beni strumentali, il credito d’imposta formazione 4.0, il Fondo nuove competenze, il progetto Imprese on, la Nuova Sabatini e altri.
Quanto agli interventi «spot» che hanno trasformato l’Italia in un paese dei bonus molti dei quali d’ispirazione grillina, pari a 35 miliardi, dal 2013 a oggi, hanno riguardato incentivi concessi a chi è riuscito a centrare i “click day”: dal bonus vacanze, al cashback, al buono mobilità elettrica per i monopattini, al credito d’imposta per l’acquisto di mezzi a mobilità sostenibile, il bonus casalinghe, il bonus decoder, il bonus elettrodomestici, il bonus rottamazione tv, il bonus occhiali, il bonus edicole, il bonus terme, il bonus condizionatori, il bonus zanzariere, il bonus tende da sole, il bonus infissi, e il bonus ascensori.
Per l’Anpit la riforma fiscale possibile passa attraverso una graduale riduzione dell’Irap fino alla sua cancellazione; abbattimento dell’Ires attraverso una completa detassazione dell’utile reinvestito; accorpamento graduale e riduzione delle aliquote Irpef.
«Sull’Irpef proponiamo un passaggio strutturale a un sistema a tre scaglioni, accorpando i primi due scaglionicon una riduzione dell’aliquota al 22%; il secondo scaglione con una riduzione dell’aliquota al 32%, il terzo scaglione, oltre i 50.000 euro di reddito, manterrebbe l’invarianza dell’aliquota – ha detto Iadicicco -. In una fase successiva, proponiamo la riduzione di due punti per il secondo scaglione, di un punto per l’aliquota del terzo fino ad arrivare a regime con un intervento che conduca anche il terzo scaglione ad un massimo del 40%. Infine, un’ultima fase che porti alla tassazione non più della persona fisica, ma del nucleo familiare, applicando gli istituti fiscali più idonei al perseguimento della rinascita demografica, un tema da porre in cima all’agenda politica dei prossimi anni».
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