Il Trentino leghista chiude i rubinetti a Veneto e Lombardia perché «è inutile che mettiamo la nostra acqua a disposizione degli altri territori se questi non iniziano ad investire nel risparmio» ha detto parlando della siccità il presidente del Trentino, il leghista Maurizio Fugatti, riferendosi anche alle pressanti richieste che arrivano dai suoi colleghi istituzionali (e di partito) del Veneto e di Lombardia che chiedono di mandare a valle dai laghi in montagna più acqua per assicurare l’avvio della stagione dell’irrigazione agricola.
Fugatti ha chiarito che, per risparmio dell’acqua, non intende tanto il «risparmio nell’utilizzo dell’acqua», quanto il «risparmio dell’acqua che viene persa negli acquedotti. Sappiamo benissimo che le regioni del Nord hanno impianti acquedottistici che perdono il 30-40% della loro portata d’acqua. E anche in Trentino, nonostante gli investimenti, abbiamo una perdita del 30%».
Per il vicepresidente della Provincia e assessore all’ambiente, Mario Tonina, per combattere la siccità «sono necessari investimenti per il futuro, che valgano per la montagna, quindi per il Trentino, ma soprattutto per la Pianura, che in questi anni ha fatto troppo poco».
Il problema è tutto nella dotazione infrastrutturale di bacini, con molti di quelli esistenti non adeguatamente manutentati nel tempo, con tanti che sono ormai insabbiati per oltre il 50% della loro capienza, materiale che potrebbe essere validamente dragato e utilizzato per bonifiche o per alimentare l’edilizia senza la necessità di aprire nuove cave.
Soprattutto, serve mettere in campo nuova capacità, perché di tutta l’acqua che cade sul territorio con la pioggia e sempre meno neve, mediamente meno del 10% del totale viene immagazzinata a scopi irrigui e idroelettrici. Senza dimenticare che i bacini hanno anche la funzione di alimentare le falde sotterranee che a loro volta alimentano le sorgenti degli acquedotti.
Certo, oggi realizzare nuovi invasi è praticamente impossibile per la deteriore logica del “no nel mio cortile”, ma ci si deve rendere conto che l’alternativa della siccità è peggiore di quella di avere un lago vicino a casa, che può avere utilizzi, oltre che idrici ed energetici, pure turistici.
Quanto alle zone di pianura che si alimentano dai fiumi Chiese, Adige e Brenta, è necessario che i consorzi agricoli di Veneto e Lombardia cambino approccio passando dall’irrigazione a scorrimento ad una a goccia, massimizzando la resa dell’irrigazione riducendo i consumi complessivi.
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