Passati i 100 giorni dall’insediamento, per il Governo Meloni iniziano i problemi e sono tutt’altro che trascurabili, complice anche una maggioranza spesso poco coesa.
Sul piatto del primo premier femmina e pure relativamente giovane della Repubblica italiana le questioni aperte si stanno accumulando con rapidità inaspettata e, forse, pure sospetta.
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Ci sono questioni di carattere internazionale, a partire dalla rinnovata forza dell’immigrazione illegale, dove Melonisi trova a dover fronteggiare gli ultimi cinque anni di eccessivo lassismo che hanno facilitato l’insorgere di flussi che ora sono difficili da fronteggiare, almeno a breve termine.
C’è la questione della gestione dell’economia nazionale, legata a doppio filo alle decisioni della Commissione europeae della Banca centrale europea, che rischia di frenare anzitempo la spinta alla crescita e alla ripresa con scelte politiche strampalate e rialzo dei tassi ingiustificato.
Non bisogna dimenticare la questione ormai storica di una burocrazia onnipresente che rallenta ogni azione di governo ordinario e di anelito riformatore, a partire dall’eccesso di legislazione demandata a norme non autoattuative, con il risultato che gran parte della Finanziaria 2023, a quasi tre mesi dall’approvazione, è ancora largamente inattuata.
All’orizzonte il tema della riforma fiscale che, se ben gestito ed orchestrato, potrebbe fungere da volano per il rilancio stabile dell’economia nazionale, allentando la briglia del morso fiscale su imprese e Partite Iva, da sempre sotto il giogo del tallone dei governi (quasi tutti a guida tecnica o di centro sinistra) che hanno visto l’impresa solo come un limone da spremere a prescindere, lasciando tutti, lavoratori dipendenti e autonomi, liberi di lavorare e di arricchirsi, oltre che di pagare tasse giuste e non da esproprio legalizzato.
Infine, i calci negli stinchi che Meloni deve incassare dai due suoi ascari di maggioranza, che credono ancora di essere loro a dare le carte del governo, facendo lo gnorri sulla loro consistenza parlamentare rispetto a quella del loro leader.
Si vedrà nei prossimi mesi la stoffa da leader di Meloni nel tenere la barra del timone del Paese dritta e reggerestretta la briglia della maggioranza.
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