Il calzaturiero italiano cresce (+14%), ma gravano costi delle materie prime

Ceolini: «siamo l'eccellenza del “Made in Italy”». Fatturato di settore a 14,49 miliardi di euro ed export in crescita (+23,3%).

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calzaturiero Industria calzaturiera italiana

Un quadro di insieme incoraggiante del settore calzaturiero italiano, ma il pieno recupero post pandemia «è stato penalizzato dal perdurare dei costi elevati delle materie prime, che dopo la fiammata di fine 2020, non hanno dato segni tangibili di ribassamento, e dai picchi record nei prezzi degli energetici, con un’inflazione mai così alta in Italia dal 1985» afferma Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici illustrando oggi lo stato di salute del settore all’inaugurazione di Micam, salone internazionale della calzatura, aperto insieme a Mipel, la fiera internazionale della pelletteria con oltre 1.500 i marchi in mostra con le collezioni per il prossimo inverno.

«Siamo nell‘eccellenza del “Made in Italy” e il sistema fieristico è un settore strategico pure per il mio ministero, perché porta in Italia un turismo di qualità, che viene sul nostro territorio e spende», ha detto il ministro del TurismoDaniela Santanchè, tagliando il nastro inaugurale.

«Sebbene il quadro di insieme sia incoraggiante, dopo un biennio complesso, ci sono alcune indicazioni meno confortanti – ha spiegato Ceolini -. In primis la disomogeneità della ripresa (2 imprese su 5 non hanno ancora ripianato il gap col 2019 e parecchie non sono riuscite a superare la crisi, cessando l’attività); poi le conseguenze delle dinamiche inflattivesugli utili delle aziende».

Il fatturato del comparto calzaturiero nel 2022 è salito a 14,49 miliardi di euro (+14% rispetto al 2021), recuperando i livelli 2019, rinvigorito dalla performance dell’export (+23,3% in valore), trainato dalle griffe del lusso, secondo dati del Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici.

Si rafforza inoltre il saldo commerciale del calzaturiero (5,54 miliardi, +7,6%), mentre i consumi delle famiglie (+9,6%) non riescono ancora ad annullare il gap col pre-pandemia (-2,5%). Tra i mercati, risultati premianti nella UE (+24,4% in valore laFrancia e +27,4% la Germania su gennaio-ottobre 2021). Incrementi ben oltre la media in Nord America (USA +60%, Canada +68%) e Medio Oriente (+55%). Bene – seppur con risultati altalenanti durante l’anno, condizionati dai lockdown – anche la Cina (+41% in valore), ma soprattutto per l’alto di gamma (prezzo medio +34%). La guerra fa crollare le vendite in Russia (-26%) e in Ucraina (-59%).

Sul versante interno, gli acquisti delle famiglie hanno evidenziato variazioni contenute (+6,7% in quantità e +9,6% in spesa) ma comunque positive. La ripartenza dei flussi turistici in ingresso ha inoltre riavviato gli acquisti deglistranieri, seppur notevolmente penalizzato dal crollo degli arrivi russi (in aggiunta a quelli cinesi).

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