A causa della siccità perdurante nel 2023 verranno coltivati in Italia quasi 8.000 ettari di riso in meno per un totale di appena 211.000 ettari, ai minimi da trenta anni: il dato è di Coldiretti sulla base delle previsioni evidenziando che le preoccupazioni per il riso sono rappresentative delle difficoltà in cui si trova l’intera agricoltura nazionale.
Il riso è una coltura che per crescere e garantire l’equilibrio ambientale e faunistico di interiterritori ha bisogno di acqua. Il crollo di oltre il 30% la produzione del riso in Italia nell’ultimo annoa causa del meteo pazzo sta spingendo gli agricoltori ad abbandonare le risaie con effetti preoccupanti sull’ecosistema, l’economia e l’occupazione.
La perdita del riso non fa altro che aumentare il problema della carenza idrica perché la sua coltivazione garantisce dei veri e propri bacini idrici risultando determinante per l’ambiente ma per tutto l’agroecosistema. Un vero shock con oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditoriimpegnati nell’intera filiera, ma anche per la tutela dell’ambiente e della biodiversità.
Sono 200 – evidenzia la Coldiretti – le varietà di riso iscritte nel registro nazionale, dal veroCarnaroli, con elevati contenuto di amido e consistenza, spesso chiamato “re dei risi”, all’Arborio dai chicchi grandi e perlati che aumentano di volume durante la cottura fino al Vialone Nano, il primo riso ad avere in Europa il riconoscimento come Indicazione Geografica Protetta, passando per il Roma e il Baldo che hanno fatto la storia della risicoltura italiana.
Con 1,5 milioni di tonnellate all’anno – continua Coldiretti – l’Italia garantisce il 50% dell’intera produzione di riso della Ue di cui è il primo fornitore, con una gamma di varietà e un livello di qualità uniche al mondo. Gli italiani consumano in media fra i 5 e i 6 chili di riso a testa. In Italiacon 9 risaie su 10 sono concentrate fra la Lombardia, Veneto e il Piemonte al Nord dove è caduto il40% di pioggia in meno rispetto alla media storica secondo l’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr.
L’allarme siccità riguarda in realtà tutte le coltivazioni alla vigilia delle semine 2023 con il fiume Po a secco che al Ponte della Becca (Pavia) si trova a -3,3 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte a spiagge di sabbia come in estate. La situazione del più grande fiume italiano è rappresentativa delle difficoltà in cui si trovano tutti gli altri corsi d’acqua del settentrione con i grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 34% del lago di Garda al 38% di quello Maggiore fino ad appena al 21% di quello di Como ma si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico.
La situazione – sottolinea la Coldiretti – è peggiore di quella dello scorso anno quando si è registrato una perdita di almeno 6 miliardi di euro nei raccolti a causa della siccità. Con il Po a secco rischiaun terzo del “Made in Italy” a tavola che si produce proprio della Pianura Padana dove siconcentra anche la metà dell’allevamento nazionale.
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