Superbonus 110% a fine corsa: è costato 2.000 euro ad italiano

Giorgetti: «dovevamo agire per bloccare gli effetti di questa politica scellerata, utilizzata anche in campagna elettorale».

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superbonus 110%

Il governo Meloni è corso ai ripari per arginare la continua emorragia di denaro connesso con i crediti del Superbonus 110% che, dai 30 miliardi di spesa in due anni preventivati nel 2020, si è giunti agli attuali 110 miliardi con una proiezione fino a 120 miliardi di spesa: decisamente troppo. Senza considerare i 3,4 miliardi di truffe accertati dalla Guardia di Finanza per il solo Superbonus 110%, cui vanno aggiunti gli altri circa 5 miliardi per il bonus Facciate.

«Dovevamo intervenire, si rischiava un buco enorme», ha sottolineato la premier Giorgia Melonicollegata da casa causa influenza, senza nascondere il proprio rammarico per la decisione. Ballano 110 miliardi, si tratta di tre manovre finanziarie, occorre imporre uno stop, il ragionamento. «C’e’qualcunoha osservato la premier – che è andato in giro dicendo che si potevano ristrutturare gratis i condomini, ma è stata una follia». Il riferimento era all’ex presidente del Consiglio e ora presidente M5s, Giuseppe Conte, artefice del provvedimento durante il governo Conte II supportato da M5s, Pd, Liberi & Uguali e Italia Viva. «Dobbiamo spiegarlo agli italiani, la colpa non è certo nostra», ha rimarcato Meloni ricordando anche gli interventi in merito dell’ex premier Draghi.

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Ancora più duro il ministro della Difesa Guido Crosetto: «se non interveniamo si rischiano conseguenze sui mercati finanziari». «Perché – argomenta il ministro dell’Economia GiancarloGiorgetti in Consiglio dei ministri – si rischia di far morire lo Stato».

Nel Consiglio dei ministri tutti comunque hanno sottolineato l’esigenza di un confronto con tutti gli attori in campo per sciogliere i nodi sul tavolo. E infatti in conferenza stampa il sottosegretario allapresidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha annunciato che il Governo incontrerà lunedì le associazioni di categoria e le imprese sugli effetti del decreto legge riguardante gli sconti in fattura e le cessioni del credito di imposta. «C’era stata una lievitazione dei crediti… Nei governi precedenti era mancata una pianificazione e si è lasciato lievitare il numero dei crediti che era fuori controllo», ha rimarcato il vicepremier azzurro Antonio Tajani.

Il decreto che modifica per la ventitreesima volta il contenuto del Superbonus 110%, «interviene, in particolare, per modificare la disciplina riguardante la cessione dei crediti d’imposta relativi a spese per gli interventi in materia di recupero patrimonio edilizio, efficienza energetica e Superbonus 110%, misure antisismiche, facciate, impianti fotovoltaici, colonnine di ricarica e barriere architettoniche», specificando che l’intervento è sulla cessione del credito «che hapotenzialità negative sull’incremento del debito pubblico».

Si abrogano le norme che prevedevano la possibilità di cedere i crediti e si introduce anche il divieto, per le pubbliche amministrazioni, di essere cessionarie di crediti d’imposta relativi agliincentivi fiscali maturati.

Infine, il testo chiarisce il regime della responsabilità solidale nei casi di accertata mancatasussistenza dei requisiti che danno diritto ai benefici fiscali. Con le nuove norme, «ferme restando le ipotesi di dolo, si esclude il concorso nella violazione, e quindi la responsabilità in solido, per il fornitore che ha applicato lo sconto e per i cessionari che hanno acquisito il credito e che siano in possesso della documentazione utile dimostrare l’effettività delle opere realizzate».

Il Consiglio dei ministri si è espresso all’unanimità, dopo che i membri dell’esecutivo hanno ascoltato l’illustrazione del decreto del responsabile dell’Economia, Giorgetti. Lo stop alla cessione dei creditiè stata motivata dal ministro per bloccare gli effetti di una politica scellerata. «Interveniamo nonsul Superbonus 110%, ma sulla cessione dei crediti d’imposta che ammontano a 110 miliardi», la premessa. Le normative precedenti in tema di Superbonus 110% e crediti d’imposta «hannoprodotto anche benefici per alcuni cittadini, ma hanno posto alla fine in carico a ciascun italiano 2.000 euro a testa. Questo il bilancio di questa esperienza – ha tagliato corto Giorgetti -. Si tratta dell’ultimo intervento normativo. L’obiettivo e’ duplice: cercare di risolvere il problema che riguarda la categoria delle imprese edili per l’enorme massa di crediti fiscali incagliati e mettere in sicurezza i conti pubblici. Dobbiamo agire di concerto come sistema per risolvere questo “bubbone” che si è formato in ragione di una normativa definita con leggerezza frutto di una politica poco avveduta o consapevole rispetto ai sui effetti finanziari, forse costruita per creare consenso politico».

Sulla vicenda interviene anche il leader di Azione, Carlo Calenda: «condivido le parole di Giorgetti. Ha ragione nell’importo, il totale dei bonus è di 120,1 mld di euro, metti a posto la Sanità per 15 anni. E’ una cosa fatta nel modo del tutto scellerato, è stato dato a tutti, una cosa folle, mai fatta».

Insomma, ennesima puntata di brutta, pessima politica quella del governo Conte II, quello nato dopo la sfortunata fine affogata nel mojito salviniano del Conte I, dove ancora una volta emergonole incapacità di governo del quartetto M5s, Pd, Liberi & Uguali e Italia Viva.

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