Direttiva Ue riqualificazione energetica degli edifici: inizia la discussione in commissione

Testo migliorato, ma non troppo. A rischio colpi di mano. Anche Forza Italia, dopo lega e Fratelli d’Italia, si smarca.

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riqualificazione energetica degli edifici

Domani la commissione Industria dell’Europarlamento voterà la sua proposta di direttiva sulla riqualificazione energetica degli edifici, che prevede il ricalcolo delle classi energetiche, con la fissazione del minimo legale alla classe D al 2033 per gli alloggi residenziali. Il testo dovrebbe passare in plenaria a marzo, quindi gli eurodeputati potranno cominciare il negoziato con la Commissione europea e la presidenza svedese in rappresentanza degli Stati, per arrivare a un compromesso tra le tre posizioni.

Il testo che andrà al voto domani si basa su un accordo tra Popolari (Ppe), Socialisti (S&D), Liberali (Renew), Verdi e Sinistra. Contrari Ecr (di cui fa parte FdI) e Id (di cui fa parte la Lega). Anche Forza Italia si è sfilata dalla posizione della sua casa politica, il Ppe.

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Nonostante «come Partito popolare europeo abbiamo ottenuto alcuni correttivi – ha dichiarato l’eurodeputato FI, Massimiliano Salini -, non ci sono le condizioni per votare a favore. Il compromesso è peggiorativo rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea e auspichiamo venga migliorato nei negoziati che impegneranno le istituzioni Ue nelle prossime settimane».

«La riqualificazione energetica degli edifici è un obiettivo condivisibile, ma restano ancora troppe criticità e margini di incertezza, a cominciare dalle scadenze temporali difficilmente sostenibili per l’Italia, sulle quali chiediamo più flessibilità – prosegue Salini -. Non possiamo firmare una cambiale in bianco, tanto più su una realtà importante come la casa. Come Partito popolare europeo abbiamo lavorato per modificare la proposta, evitando gli evidenti eccessi ideologici del relatore dei Verdi».

La direttiva Epbd (Energy performance of building directive) «è stata migliorata a tutela di cittadini e imprese, come flessibilità e deroghe per esentare i proprietari in difficoltà economiche e gli edifici storici. Al netto del malcostume metodologico dell’esecutivo di Bruxelles, che prima fissa i target e poi ne valuta l’impatto, quando invece dovrebbe avvenire il contrario, – commenta Salini – è un modo di procedere sbagliato che da sempre ci vede diffidenti, l’approccio alla direttiva da parte della delegazione italiana Ppe in Europarlamento è di critica costruttiva, con un giudizio al momento non favorevole».

Il problema per l’Italia sarebbe il mettere mano a circa il 50% del patrimonio immobiliare nazionale situato in classe energetica G, E e F da riqualficare entro il 2033, cosa impossibile anche considerando quanto fatto in quasi tre anni con il Superbonus 110%, che oltre ad avere ristrutturato 359.440 edifici cui se ne aggiungono altri 122.000 in fase di completamento in quasi tre anni di validità del provvedimento, ha comportato anche un fortissimo incremento dei costi dei materiali da costruzione e dei noli delle apparecchiature da cantiere, ad iniziare dai ponteggi in molti casi introvabili.

Non solo: la direttiva europea rimanda ai singoli paesi il finanziamento della riqualificazione energetica degli edifici e per un’Italia con i conti pubblici traballanti, tanto da sopprimere di fatto il Superbonus 110%, la norma rischia di trasformarsi in una sorta di patrimoniale silenziosa per tutti i proprietrari di casa, con in più il rischio di forti svalutazione degli immobili da ristrutturare e lo scenario che, in caso di acquisto con mutui con durata residua ancora consistente, che ci sia la banca che chieda di aumentare le garanzie, pena il rientro del prestito e conseguente alineazione del bene.

Insomma, dall’Europa, come spesso accade, oltre il danno pure la beffa.

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