Revocatorie fallimentari: nuovo incubo per le imprese sane

La normativa permette ai curatori fallimentari di chiedere ai tribunali la restituizioen dei pagamenti effettuati da aziende fallite negli ultimi sei mesi. Fornitori a rischio di nuovi insoluti.

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revocatorie fallimentari

Se c’è un tema in cui l’Italia eccelle è nella più assoluta macanza di certezza del diritto, speciequando si ha a che fare con i fallimenti e le revocatorie fallimentari, sempre più frequenti vista l’economia in rallentamento e tante aziende a rischio di saltare vuoi per difficoltà di mercato, vuoi per mancanza di liquidità.

La cosa più preoccupante per qualsiasi fornitore di un’azienda che scivola nel fallimento, oltre ai mancati pagamenti per la merce o servizi forniti, è costituita dalle revocatorie fallimentari, il meccanismo con cui i liquidatori fallimentari nominati dal tribunale possono chedere la restituzioneall’azienda in liquidazione di tutti i pagamenti effettuati ai fornitori negli ultimi sei mesi dalla dichiarazione di fallimento.

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Di fatto, per i fornitori si apre un baratro, che al danno aggiunge la beffa, in quanto la ripetizionedegli incassi effettuati – spesso già utilizzati per pagare a loro volta fatture dei fornitori, spettanze della manodopera, contributi previdenziali, tasse, ecc. – espone le aziende ancora in salute al rischiodi dissesto per via della perdita non prevista di ulteriore liquidità oltre a quella dei mancatipagamenti relativi alle forniture effettuate nel periodo coperto dal fallimento.

Il problema è particolarmente rilevante specie per un contesto in cui i fallimenti potrebberocrescere e di molto, vuoi per il rallentamento generalizzato dell’economia, vuoi per l’impossibilitàdi fronteggiare i crediti agevolati garantiti dallo Stato o per l’impossibilità di scontare le fatture nel caso dei Superbonus per l’edilizia.

Sarebbe oltremodo utile che il governo Meloni intervenisse per bloccare la possibilità di esperire leazioni di revocatorie fallimentari nei confronti di aziende fornitrici regolarmente pagate negli ultimi sei mesi antecedenti alla dichiarazione di fallimento, sia per un elementare principio di buonafede e di fiducia commerciale, sia perché dinanzi ad un ordinativo da parte di un’azienda che ha sempre onorato i propri obblighi commerciali un fornitore non ha certamente l’obbligo di esperireuna valutazione preventiva sulla solidità finanziaria del proprio cliente.

In carenza di provvedimenti urgenti da parte del governo Meloni per limitare l’estensione dellerevocatorie fallimentari, è probabile che l’economia amplifichi il suo rallentamento, oltre ad alimentare il male peggiore, che è l’aumento dell’incertezza e il crollo della fiducia nei rapporti tra le imprese.

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