Sondaggi preelettorali: in Lombardia e Lazio Meloni vale 4 volte tanto la somma di Lega e Fi

Sfogo di Berlusconi con i suoi collaboratori: «l’alleanza rischia di scivolare troppo a destra. E a Milano avrei scelto Moratti».

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Manca meno di una settimana alle elezioni regionali di Lombardia e Lazio che chiameranno alle urne circa un quarto dell’intero corpo elettorale nazionale, tale da essere un notevole test per i partiti politici e le relative coalizioni: i sondaggi preelettorali riservati che circolano tra i vertici delle varie forze politiche allarmano specie i partiti minori della coalizione di centro destra.

Secondo quanto commentato con una ristretta cerchia di collaboratori, ad essere maggiormente allarmato dai sondaggi preelettorali riservati è il fondatore di Forza Italia, Silvio Berlusconi, secondo cui i numeri in suo possesso testimonierebbero l’evaporazione di Forza Italia e della Lega Salvini, assorbiti dalla forza aspiratrice di Fratelli d’Italia: di fatto, il partito della premier Giorgia Meloni varrebbe tra tre (Lombardia) e quattro (Lazio) volte la somma – avete letto bene: la somma – di Forza Italia e Lega Salvini premier.

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Di fatto, Fratelli d’Italia si prepara a cannibalizzare i due partiti minori della coalizione di centro destra, aprendo scenari di pesante riequilibrio all’interno dei singoli partiti, specie della Lega, che pare avviata a scendere sotto la doppia cifra. Una situazione che innesche anche sommovimenti all’interno dei due partiti, specie in quello della Lega, dove la figura di Matteo Salvini appare sempre più traballante, mentre tra gli azzurri la figura di Silvio Berlusconi non si discute, anche per il semplice motivo che il Cavaliere sta garantendo di persona con le proprie risorse i circa 100 milioni di debiti in carico a Forza Italia.

A rilanciare le tensioni, oltre ai sondaggi preelettorali riservati, anche il giudizio positivo fatto da Berlusconi su Letizia Moratti che, secondo lui, sarebbe stata la figura ideale per la guida della regione Lombardia, tanto da indurre molti ad una scelta verso il voto disgiunto tra il voto al candidato governatore e quello alla coalizione e al partito del cuore.

Si vedrà. Intanto, se per le elezioni in Friuli Venezia Giulia pare non esserci storia con il governatore leghista uscente Massimiliano Fedriga che pare avviato alla riconferma già al primo turno del 2 e 3 aprile saltando l’appello del ballottaggio due settimane dopo, in Trentino dove si voterà nella seconda metà di ottobre prossimo, la figura del presidente leghista uscente, Maurizio Fugatti, pare segnata, complice una legislatura dove la sua guida è stata fallimentare, tanto che Fratelli d’Italia ha già messo in campo un proprio candidato alternativo per guidare la coalizione.

Coalizione che in Trentino è a rischio di frattura, visto che Lega Salvini premier, Forza Italia e liste civiche minori si stanno arroccando a difesa di Fugatti, mentre Fratelli d’Italia, conscia dei fortissimi limiti di una ricandidatura di Fugatti – che, paradossalmente, costituirebbe il migliore viatico per una vittoria del centro sinistra – punta su un proprio candidato.

Sugli assetti del Trentino incideranno i risultati di Lombardia e Lazio e, se i numeri dei risultati elettorali confermeranno la forte differenza di peso tra i partiti della coalizione, il futuro di Fugatti è segnato. Ma potrebbe esserlo anche quello del candidato meloniano, con una doppia marcia indietro di entrambi i contendenti per favorire il rappacificamento tra i partiti del centrodestra, magari ricorrendo ad un soggetto di area esterno.

Con sullo sfondo la nascita di un terzo polo centrista autonomista, “Insieme per l’Autonomia Trentina”, che potrebbe raccogliere il voto degli astensionisti, che anche in Trentino veleggia rapidamente verso il 50%, schifati da una politica che pensa solo ai propri equilibri interni piuttosto che al buon governo e programmazione della cosa pubblica.

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