Il presidente nazionale di CNA, Confederazione dell’artigianato e delle piccole e medie imprese, Dario Costantini, in visita nel capoluogo altoatesino, interviene sulla questione delle limitazioni dei Tir al Brennero e sulla carenza di manodopera che affligge tutto il Paese.
«Il 13% delle merci italiane passa da questo territorio, lo fa su gomma e lo farà ancora per i prossimi dieci anni, almeno. Ed è impensabile, in un mondo che corre, che le nostre aziende di autotrasporto vengano fermate al Brennero, soffocando anche il nostro export» ha detto Costantini, garantendo che «CNA e CNA FITA stanno seguendo e seguiranno nelle prossime settimane la vicenda che ha ripercussioni su tutto il Paese. Da questo territorio faremo sentire ancora di più la nostra voce per le nostre imprese».
Nella sua visita alle aziende di Bolzano, Costantini ha visitato il consorzio Galvani e alcune delle oltre sessanta aziende in esso ospitate: «in tutte le aziende che ho visitato ho respirato profumo di buono – ha detto Costantini – ovvero profumo di innovazione, di caparbietà, di estrema attenzione alla sicurezza sul lavoro».
Costantini ha elogiato il modello della CNA altoatesina che ha realizzato consorzi che prevedonoanche gli alloggi per i lavoratori. La carenza degli alloggi, infatti, insieme alla mancanza del personale restano sfide importanti per il futuro. «Dalla Sicilia all’Alto Adige i numeri ci dicono che bisogna mettere in campo strategie nuove – puntualizza Costantini -. Tanto abbiamo fatto con le nostre CNA territoriali, puntando sulla formazione e la sensibilizzazione delle nuove generazioni. È una sfida culturale che non possiamo affrontare da soli che, se non si risolve nel nostro paese, dovrà trovare sbocchi altrove. Tra i progetti in fase di studio – conclude Costantini – quello della realizzazione di centri di formazione in Nordafrica».
Il presidente nazionale di Cna si è brevemente incontrato anche il presidente della Provincia, ArnoKompatscher, discutendo dal Brennero alla suddivisione degli appalti, dai rapporti con Roma alle grandi opere viarie.
La burocrazia continua ad essere il maggiore problema delle Pmi italiane, a partire dal mercatodegli appalti pubblici come evidenzia la quarta edizione dell’Osservatorio realizzato da CNA nazionale. Un lavoro certosino frutto dell’analisi di oltre seimila bandi, la cui conclusione è drammatica: le Pmi sono tagliate fuori da un mercato, quello degli appalti pubblici italiani, in costante crescita, il cui valore monetario complessivo ha sfiorato i 200 miliardi di euro nel 2021, contro i 100 miliardi del 2016.
Le gravi difficoltà nella partecipazione delle Pmi alle procedure di gara sono legate prima di tutto all’incremento dei volumi dei bandi nelle classi d’importo maggiore, che automaticamenteemargina le piccole imprese, accrescendo il fenomeno dei sub–appalti perché solo in rari casi le imprese aggiudicatarie sono poi in grado di realizzare i lavori. Nel 2021 questo mercato si è concentrato per oltre due terzi del totale su bandi di importo superiore ai cinque milioni, con la fetta più ampia addirittura sopra i 25 milioni.
Analizzando le classi d’importo delle gare bandite nel 2021, le micro imprese (che rappresentano oltre il 96% delle imprese italiane) possono potenzialmente accedere solo al 17% del mercato degli appalti pubblici, ma la quota che riescono effettivamente ad aggiudicarsi fatica a superare il 5%del valore complessivo di questo mercato. L’importo in sé potrebbe non costituire un problema. Esiste infatti la possibilità di suddividerlo in lotti, suggerita pure dal legislatore. Ma solo il 18% delle gare prevede la suddivisione in lotti. Per il resto, in quattro appalti su cinque, non è neanche motivato il mancato frazionamento. E quando la motivazione è presente, risulta spesso un mero adempimento formale.
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