Ennesimo, pesante fallimento politico del governo leghista del Trentino guidato da MaurizioFugatti, con la nuova impugnazione di una legge varata dal Consiglio provinciale da parte delgoverno nazionale: a finire deferito alla Corte costituzionale è la nuova legge sulle concessioni idroelettriche.
La comunicazione della decisione è stata del ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli: «il Consiglio dei ministri ha dovuto impugnare alcune disposizioni della legge della Provincia di Trento in materia di concessioni idroelettriche come atto dovuto nel rispetto dellenorme europee. E’ stata inoltre decisa la convocazione di un tavolo tecnico per prevedere proposteche risolvano la problematica prima della discussione impugnativa in Corte costituzionale».
La decisione del governo centrale non giunge inaspettata, anzi: già in sede di discussione delprovvedimento, da più parti si era sollevata la possibilità che il provvedimento voluto dalla giuntaleghista potesse incappare nel diniego governativo, i quanto la proroga al 2029 delle gare per il rinnovo di 19 grandi concessioni idroelettriche in scadenza cozzava con le previsioni del Pnrr e le riforme del mercato volte alla liberalizzazione nel solco tracciato dalla direttiva Bolkestein.
L’attivazione del tavolo tecnico sulla norma approvata dal Trentino lo scorso novembre che vede la presenza dei ministri Calderoli, Fitto, Salvini e Pichetto Fratin, è vista come il male minore da Fugatti e dal suo vice Mario Tonina, secondo cui «apprendiamo della decisione del Consiglio deiministri dettata dalla necessità di allinearsi alle richieste della Commissione europea rispetto agli obiettivi del Pnrr, pur nell’apprezzamento, da parte di alcuni ministeri, degli obiettivi della norma provinciale. Per noi resta l’impegno di valorizzazione della risorsa acqua rispetto al ritorno economico e ambientale sul territorio provinciale».
Per Fugatti e Tonina «è apprezzabile la scelta del governo di istituire un tavolo paritetico che analizzi alcune questioni legate alla produzione idroelettrica, valutando anche il termine di scadenza delle concessioni attive sul territorio trentino in relazione al termine mobile contenuto nell’articolo 13 dello Statuto di Autonomia. Pur a fronte dell’impugnativa, resta confermato l’obiettivo di garantireinvestimenti a cura dei concessionari per rendere più efficiente la produzione e conseguentemente per incrementare anche le risorse destinate al territorio e a sostegno dei cittadini. Questo obiettivo sarà perseguito in ogni forma che consenta il rapido avvio di investimenti. La Provincia si attiverà per il tempestivo avvio dei lavori del tavolo paritetico con lo Stato e per la redazione di rapporti di fine concessione, utili anche alla presentazione di proposte provenienti dagli operatori».
L’ennesima bocciatura – anche se è ancora possibile un esame di ripetizione – è l’evidenza di come il governo leghista del Trentino abbia in gran parte fallito tutti i suoi cavalli di battaglia presentatiagli elettori nel 2018, con la conseguenza che alle elezioni del prossimo ottobre 2023 Fugatti si presenterà agli elettori a mani vuote.
Una situazione che lo pone in condizioni di estrema debolezza, tanto che Fratelli d’Italia, partner di coalizione, ha già fatto sapere di non volere supportare una ricandidatura di Fugatti, avanzando una propria proposta. Una situazione che vede il centro destra trentino appeso ai risultati elettoralidella Lombardia del 12 e 13 febbraio: se anche in questa occasione Fratelli d’Italia confermerà il forte e netto successo elettorale già conseguito alle politiche dello scorso settembre, con l’asfaltatura della Lega Salvini premier proprio nella sua culla, anche in Trentino potrà reclamarepoco o nulla. Ma se non si dovesse arrivare ad una ricomposizione della coalizione, tra i duelitiganti potrebbe lasciare spazio e possibilità di vittoria a nuovi protagonisti della politica trentina, come il nascente “Insieme per l’Autonomia Trentina” che si propone di racchiudere tutte le forze di stampo autonomistico e tutti i personaggi che si propongono il rilancio dell’Autonomia speciale su nuove basi, a partire da quella della qualità, esperienza e autorevolezza dei futuri candidati.
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