La ricchezza delle famiglie e imprese italiane

Istat e Banca d’Italia analizzano la posizione economica nazionale anche in confronto con la situazione estera.

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Alla fine del 2021, la ricchezza delle famiglie italiane è stata pari a 10.422 miliardi di euro: rispetto al 2020 è cresciuta del 3% in termini nominali ma si è leggermente ridotta in rapporto al redditolordo disponibile (da 8,71 a 8,66).

Nonostante il lieve aumento del valore delle abitazioni, dopo la prolungata fase di calo dal 2012, il peso di tale componente sulla ricchezza lorda è diminuito nel 2021 più di un punto percentuale, dal 46,6 al 45,4%.

Alla fine del 2021 la ricchezza netta delle famiglie italiane, misurata come somma delle attività reali(abitazioni, terreni, ecc.) e delle attività finanziarie (depositi, titoli, azioni, ecc.) al netto delle passività finanziarie (prestiti a breve termine, a medio e lungo termine, ecc.), è stata pari a 10.422 miliardi di euro, ossia 176.000 euro pro capite. La ricchezza netta è aumentata di oltre 300 miliardi a valoricorrenti rispetto all’anno precedente (+3%), proseguendo la crescita iniziata nel 2019 e non interrotta dalla crisi pandemica.

Nel confronto internazionale, alla fine del 2021 la ricchezza netta delle famiglie italiane è risultata pari a 8,6 volte il reddito disponibile, misurato al lordo degli ammortamenti, valore che si colloca al di sopra di quelli riportati da Germania, Regno Unito e Stati Uniti, ma è inferiore a quanto registrato dalle famiglie canadesi, francesi e spagnole (per la Spagna, l’ultimo dato disponibile è relativo al 2020).

In Italia l’indicatore, dopo una crescita nel biennio 2019-20, è leggermente diminuito, incontrotendenza rispetto agli altri paesi. In particolare, nel 2021 la ricchezza netta delle famiglie francesi e canadesi, in rapporto al reddito lordo disponibile, ha superato quella delle famiglie italiane.

Misurata in rapporto alla popolazione, la ricchezza netta pro capite delle famiglie italiane alla finedel 2021 era inferiore a quella di tutti gli altri paesi, a eccezione della Spagna (dove l’ultimo dato disponibile si riferisce al 2020). Dal 2018, la crescita della ricchezza pro capite è stata modesta per le famiglie di Francia, Regno Unito, Germania e Italia, mentre è stata più sostenuta per le famigliecanadesi e soprattutto statunitensi, grazie a una dinamica favorevole dei prezzi delle attività finanziarie. Negli ultimi anni, e soprattutto nel 2021, il tasso di crescita per l’Italia è risultato inferiore rispetto a quello degli altri paesi.

Ha continuato a crescere il valore delle attività finanziarie (+6,6%), trascinato dai guadagni in conto capitale sulle azioni e sulle quote di fondi comuni. Anche l’aumento dei depositi è stato rilevante, seppure inferiore a quello osservato nel 2020. Le passività finanziarie sono cresciute del 3,7%, soprattutto per effetto della componente dei prestiti. Rispetto ad alcune economie avanzate, nel 2021 la ricchezza netta delle famiglie italiane è cresciuta a un tasso inferiore, risultando tra le più basse in termini pro capite.

La ricchezza netta delle società non finanziarie alla fine del 2021 è stata pari a 880 miliardi di euro. Tra le attività reali, che rappresentano il 60% circa della ricchezza lorda, ha ripreso a crescere il valore dello stock di impianti e macchinari insieme alle altre opere, controbilanciando la riduzione di quello degli immobili. Dal lato finanziario, sono aumentate in modo particolare le detenzioni di depositi, seguite da quelle di altri conti attivi, azioni e altre partecipazioni e derivati, portando la quota delle attività finanziarie sul totale della ricchezza lorda a un livello massimo dal 2005. Le passività sono cresciute più delle attività, principalmente per effetto dell’aumento del valore delle azioni e altre partecipazioni. Il livello di indebitamento delle imprese italiane si mantiene basso nel confrontointernazionale, seppure in aumento nel 2021 in controtendenza rispetto agli altri principali paesi.

La ricchezza netta delle società finanziarie nel 2021 è stata pari a 686 miliardi di euro. La ricchezza lorda è cresciuta del 5,4%, soprattutto grazie alla componente dei depositi, che ha raggiunto il peso più elevato dal 2005 (22% del totale). Vi è stata, invece, una diminuzione dell’incidenza dei prestiti attivi, dal 28 al 27%.

Alla fine del 2021 la ricchezza netta delle amministrazioni pubbliche è risultata negativa per 1.467 miliardi di euro (oltre l’82% in rapporto al Pil). Il totale delle attività, sia finanziarie sia reali, è cresciuto del 3,6% rispetto all’anno precedente, trainato, dal lato non finanziario, dall’aumento delle opere del genio civile (+24 miliardi), il cui valore rappresenta più di un terzo della ricchezza lorda. Nel confronto internazionale, il miglioramento della ricchezza netta in rapporto al Pil tra il 2020 e il 2021 è stato sostanzialmente in linea con quello osservato negli altri paesi.

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