Olimpiadi Invernali 2026, figuraccia dell’Autonomia trentina a guida Lega

La gestione dell’evento olimpico ha fallito su tutta la linea. Altra musica in Alto Adige, ad Anterselva, confermato teatro olimpico del Biatholon con la soddisfazione del ministro Abodi.

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olimpiadi invernali 2026

Questa puntata de il “Bianco & Nero” condotta dall’esperto in comunicazione e analisi politica, Gianfranco Merlin, e dal direttore della Web Tv e de “il NordEst Quotidiano”, Stefano Elena, non può partire che dal fallimento dell’avventura delle Olimpiadi Invernali 2026 del Trentino, che dopo tre anni di tira e molla si è visto scippare le prestigiose competizioni di pattinaggio su ghiaccio che ora il Coni e il Cio dirotteranno altrove.

Solo tre anni fa, all’assegnazione delle Olimpiadi Invernali 2026, i vertici dell’Autonomia trentina festeggiavano un risultato storico, affermando che sarebbe stata una vetrina mondiale cui mostrare gli effetti dell’Autonomia speciale. Peccato che ora vada in onda uno dei più clamorosi fallimenti della legislatura che sta andando a chiudersi a guida del leghista Maurizio Fugatti, il quale all’appuntamento elettorale di ottobre prossimo si presenta – sempre ammesso che gli convenga farlo, rischiando un clamoroso flop elettorale: meglio farebbe a seguire l’esempio della Dem Debora Serracchiani che, annusata l’aria alla guida del Friuli Venezia Giulia, ha preferito semplicemente non ricandidarsi in regione – con il piatto desolatamente vuoto.

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Un risultato epico, visto che i 50 milioni stanziati per l’adeguamento dell’impianto sportivo che avrebbe dovuto essere teatro olimpico saranno comunque spesi, senza alcun tornaconto mediatico globale.

Di tutt’altro risultato l’Alto Adige dove, a differenza del Trentino dove ha presenziato alla comunicazione del flop olimpico trentino solo il presidente del Coni, Giovanni Malagò, è arrivato anche il ministro allo Sport, Andrea Abodi, elogiando la buona prova data ancora una volta dal governo provinciale, portato ad esempio nazionale dallo stesso ministro.

Insomma, comunque la si giri, il problema in Trentino è solo ed esclusivamente di carattere personale: uno o c’è o non c’è. E Fugatti non c’é mai stato.

Ma se la Lega trentina piange, Fratelli d’Italia non ride, perché anche tra le fila del partito di Meloni, nonostante il clamoroso successo anche in Trentino alle elezioni politiche del 2022 asfaltando la stessa Lega e passando in 4 anni da zero al 28%, è drammaticamente carente di personale politico di qualità, con tanti personaggi raccolti in fuga da altri partiti, a partire dalla stessa Lega. E l’aver proposto un proprio candidato presidente in contrapposizione all’uscente Fugatti non aiuta l’unitarietà del centro destra, con il rischio che tra i due litiganti ci sia un terzo a godere, come il centro sinistra che da par suo ha una bella montagna di problemi da risolvere al suo interno.

Forse, anche in Trentino è matura la stagione per la nascita di un nuovo contenitore politico di centro autonomista e federalista, capace di attrarre alla politica nuove figure capaci, competenti e, soprattutto, autorevoli, capaci di imprimere quella svolta al governo dell’Autonomia speciale che manca ormai da almeno 15 anni.

Buona visione de il “Bianco & Nero”.

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