Produzione industriale in calo a novembre 2023

-3,7% su anno. Pesa il calo della produzione di energia. Volpi: «produzione industriale più debole del previsto. Probabile la recessione tra fine 2022 e inizio 2023».

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Ancora un calo per la produzione industriale: a novembre 2022 si stima che l’indicedestagionalizzato diminuisca dello 0,3% rispetto ad ottobre. Su base annua, corretto per gli effetti di calendario, l’indice complessivo scende del 3,7% (i giorni lavorativi sono stati 21 come a novembre 2021).

Secondo l’Istat, nella media del trimestre settembrenovembre il livello della produzioneindustriale diminuisce dell’1,0% rispetto ai tre mesi precedenti. Tra i raggruppamenti principali di industrie, a novembre 2022 la flessione più marcata nella produzione si registra per l’energia, che nel confronto mensile segna -4,5% e nel confronto annuo -16,2%. In particolare, tra i settori, nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria si registra un calo del 4,5% su base mensile e del 17,1% su base annua.

La produzione industrialecalata per il terzo mese consecutivo a novembre: -0,3% m/m da un precedente -1,1% m/m (peraltro rivisto al ribasso di un decimo). L’output è quindi in calo di -3,7% rispetto ad un anno prima, -2,6% al di sotto dei livelli toccati prima dello scoppio della guerra in Ucraina e in rotta (nel caso di una stagnazione a dicembre) per una contrazione di -1,7% t/t nel 4° trimestre del 2022.

Il dato sulla produzione industriale è più debole delle attese, ma, secondo l’economista di Banca Intesa Sanpaolo, Andrea Volpi, «lo spaccato settoriale evidenzia come in realtà la flessione sia imputabile prevalentementeal comparto energetico dove la produzione è diminuita del -4,5% m/m (-16,2% a/a) e in rotta per un calo di quasi il 7% t/t a fine 2022 influenzata dagli sforzi di risparmio energetico nonché da temperature superiori alla media stagionale che hanno verosimilmente frenato la domanda».

In ogni caso, l’attività mineraria è rimasta stagnante mentre nella manifattura la produzionerimbalzata solo modestamente, di 0,1% m/m, dopo un calo cumulato di -2,5% tra settembre e ottobre, lasciando l’output in rotta per una contrazione di -1,2% t/t nel 4° trimestre. Lo spaccato settoriale conferma la maggiore forza relativa della farmaceutica (+3,7% m/m, +6,4% a/a) ma anche elettronica (+2,4% m/m, +7,3% a/a), trasporti (+1,5% m/m, +7,3% a/a) e macchinari (+1% m/m, +2,4% a/a) registrano robusti incrementi, probabilmente favoriti dall’allentamento delle strozzature all’offerta. Si confermano invece tra i settori più deboli i comparti energivori con raffinazione (-6,1% m/m, -8,5% a/a), chimica (-2,9% m/m, -8,6% a/a), carta e stampa (-2,1% m/m, -10,8% a/a) e metallurgia (-2,1% m/m, -8,5% a/a) tra quelli che registrano le più pesanti flessioni sia su base congiunturale che tendenziale.

«L’industria dovrebbe aver quindi frenato la crescita del PIL a fine 2022 e non ci aspettiamo – commenta Volpi – un significativo miglioramento delle prospettive per il settore nei prossimi mesi. Il recente calo dei prezzi energetici e minori rischi sul fronte delle forniture potrebbero alleggerire le tensioni sugli energivori ma le indagini di fiducia restano su livelli recessivi e indicano che gli ordinativi continuano a calare e il supporto proveniente dalle commesse inevase sta iniziando a diminuire. Con un’industria già in contrazione, servizi dove la ripresa post-pandemica è ormai alle spalle e lo shock inflattivo pesa sulla domanda interna, costruzioni frenate dalla restrizione finanziaria e daincentivi fiscali meno generosi una recessione tra fine 2022 e inizio 2023 rimane probabile».

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