Matteo Salvini Giano bifronte della politica italiana, con una capacità insuperata di fare e disfare, un politico che ormai pare avere perso il contatto con la realtà, mentre lo ha sicuramente perso con quello della storia che i canali social continuano a rivangare e a sbatterglielo in faccia.
Matteo Salvini Giano bifronte causa non pochi problemi di comprensione della strategia politica del leader leghista, cosa che alle elezioni politiche del 2022 gli hanno comportato un autentico tracollo dai fasti del 2019, similmente a quanto accaduto nelle varie regioni, dove la Lega Salvini premier è stata ampiamente doppiata da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, che ha ripercorso a parti invertite i fasti di Salvini del periodo 2018-2020.
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Gli italiani a mezzo social ricordano a Salvini le sue battaglie del 2014, appena nove anni fa, quando contestava gli aumenti dei pedaggi autostradali varati dal governo di centro sinistra guidato da Enrico “Stai Sereno” Letta. La nemesi vuole che oggi sia proprio quel Salvini barricadero del 2014 ad avere concesso aumenti medi del 2% dei pedaggi delle società concessionarie autostradali, quando a buon diritto avrebbe potuto congelarli, anche in consierazione di come spesso i concessionari abbiano risparmiato sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie delle infrastrutture loro assegnate.
Di più: al Salvini che nel 2014 protestava verso i concessionari, sarebbe opportuno ricordare che le concessioni scadute sarebbe opportuno riportarle direttamente nell’alveo dell’Anas, liberalizzando le tratte a vantaggio degli utenti e della riduzione dei costi di trasporto e a rendere più competitiva la destinazione turistica Italia. Se c’è riuscita la Spagna che in più provvedimenti ha liberalizzato circa 1.700 chilometri di rete autostradale a pedaggio a concessioni scadute, non si vede perché altrettanto non si possa fare anche in Italia, specie in quel Nord che – a differenza del Sud – i pedaggi sulle autostrade li ha sempre pagati e tanto, come lo stesso Salvini ricordava nelle sue intemerate del 2014, spesso anche con concessioni rinnovate per più volte con la scusa di realizzare ora una bretella o la terza corsia, quando questi interventi sarebbero potuti essere stati realizzari direttamente dall’Anas a costi decisamente minori sia per lo Stato che per gli utenti.
Fa specie che ora Matteo Salvini Giano bifronte brighi con i suoi sodali di partito del Trentino Alto Adige per rinnovare la concessione dei 313 chilometri dell’Autostrada del Brennero per altri 50 anni, quando questa concessione è già scaduta da 5 anni e il concessionario pare non avere adempiuto all’obbligo di versare allo Stato tutti gli extraprofitti incassati in questo lasso di tempo di prorogatio, a partire dal quasi miliardo di euro accumulato in esenzione fiscale per il finanziamento incrociato alla realizzazione del nuovo tunnel ferroviario del Brennero.
Davvero non si capisce perché si debba prorogare una manomorta territoriale fortemente incistata clientelarmente dai poteri locali invece di liberalizzarla a vantaggio dei territori attraversati che oggi ne sopportano solo gli oneri, a partire dall’inquinamento.
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