Pedaggi autostradali, il 2023 porta aumenti, ma non per tutti

Franchini (Ruote Libere): «i governi cambiano, ma le cattive abitudini rimangono».

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Pedaggi autostradali gratuità A22

Il 2023 porta con sé aumenti per i pedaggi autostradali, ma non per tutte le tratte: il 50% delle arterie rimangono senza incrementi.

Il ministero delle Infrastrutture e trasporti (Mit), d’intesa con il Mef, informa in una nota che «gli italiani potranno beneficiare di una situazione migliore rispetto ad altri Paesi europei. In Spagnaper undici tratte autostradali è previsto un incremento del 4% (rispetto alla richiesta media di +8,4%). In Francia è previsto invece una lievitazione media delle tariffe del 4,75% dal primo febbraio 2023, che si aggiunge al +2% del 2022. In Italia, le arterie di competenza di Autostrade per l’Italia rischiavano un aumento che sfiorava il 5% che è stato scongiurato: dal primo gennaio si fermerà al 2%, con aggiunta di un altro 1,34% solo dal primo luglio 2023».

Il Mit ha confermato «lo stop agli aumenti sulle Autostrade A24 /A25 Roma L’Aquila Teramo e Diramazione Torano-Pescara: il ministero sta facendo approfondimenti per una eventuale riduzione».

Nella nota del Mit si afferma che «nel nostro Paese, gli incrementi sulle tratte interessate è inferioreall’inflazione», sorvolando che il costo dei pedaggi è complessivamente più elevato che altrove, specie in riferimento ai paesi confinanti, dove o i pedaggi non esistono, o sono forfettari sotto forme di vignette.

Una nota di positività il Mit la mette affermando che «non si registrano inasprimenti per le societàcon aggiornamento del piano economico in corso (Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova S.p.A., Milano Serravalle, Società Autostrada Ligure Toscana p.A. – Tronco Autocisa, Società Autostrade Valdostane S.p.A., Tangenziale di Napoli S.p.A., Autostrada dei Fiori S.p.A. – A6, Società Italiana Traforo Autostradale del Frejus S.p.A., Società Autostrada Tirrenica p.A., Raccordo Autostradale Valle d’Aosta S.p.A, Concessioni Autostradali Venete S.p.A.), zero incrementi per le società con concessione scaduta (Autostrada del Brennero S.p.A, Società Autostrada Ligure Toscana p.A. – A12 Tronco Ligure Toscano -, Autovie Venete S.p.A., SATAP S.p.A. – Tronco Torino, Alessandria, Piacenza, Autostrada dei Fiori S.p.A., Società per Azioni Autostrada Torino-Ivrea-Valle D’Aosta), inalterate la BreBeMi, la Pedemontana Lombarda, la Strada dei Parchi Spa, il consorzio per le autostrade siciliane».

La nota lanciata dal Mit viene letta come un blando contentino da “Ruote Libere”, l’associazioneindipendente dell’autotrasporto, che afferma come «cambiano i governi ma le vecchie brutte abitudini rimangono».

Nella sua lettera agli associati, la presidente, Cinzia Franchini, scrive che «cari colleghi autotrasportatori, siamo alle solite. L’aumento dei pedaggi autostradali si conferma una costante di inizio anno, puntuale e inaccettabile. Siamo davanti all’ennesimo schiaffo al mondodell’autotrasporto piegato dal caro costi (carburante, pneumatici, AdBlue, assicurazioni) e alla conferma di una politica appiattita da anni su interessi particolari, quelli dei concessionari i quali, parallelamente, non hanno garantito un miglioramento del servizio, in primis sul fronte delle manutenzioni della rete autostradale. Basti pensare, solo per fare un esempio, ai danni che gli autotrasportatori subiscono da mesi, a causa di cantieri interminabili, nel tratto marchigiano ed abruzzese della Autostrada Adriatica».

Franchini prosegue affermando come sia «inutile ricordare che i concessionari italiani hanno goduto nell’ultimo decennio di incrementi tariffari che vanno molto oltre le medie di altri settori, certamente molto di più della media dei trasportatori. Così i grandi utenti delle autostrade, proprio i camionisti, dovranno ancora una volta farsi carico di questi nuovi rialzi, solo in parte fintamente compensati dal sistemabeffa dei rimborsi dei pedaggi autostradali che, come noto, sono sempre e comunque vincolati ai consorzi di servizi, molti dei quali fanno riferimento alle stesseassociazioni di categoria, i quali trattengono considerevoli fette delle agevolazioni concesse dal Governo per i camionisti sotto forma di commissioni, andando così ad assottigliare le reali risorsedestinate alla categoria».

Secondo “Ruote Libere”, «i pedaggi continuano ad aumentare senza poter minimamente mettere in discussione il modello di business che vede lo Stato rimborsare non gli autotrasportatori, bensì tutte le sovrastrutture create ad arte per riassorbire una parte importante di quegli stessi incentivi. Il tutto nel silenzio complice delle solite associazioni di rappresentanza che hanno già ottenuto ciò che preferiscono: proprio i vecchi rimborsi all’autotrasporto. “Ruote Liberenon si presta a questa messa in scena».

Franchini conclude il suo appello al governo Meloni chiedendo «un congelamento degli aumentirichiesti dai concessionari. In ballo vi è la sopravvivenza delle imprese d’autotrasporto sane che – seguendo le logiche di mercato – non riescono più a far quadrare i conti. Domandiamo inoltre di rivedere da subito il sistema-beffa dei rimborsi dei pedaggi autostradali  e di concedere gli sconti agli autotrasportatori direttamente in fattura a fine mese, togliendo ogni intermediazione parassitaria».

Come più volte affermato su queste righe, sarebbe utile che il governo Meloni desse una svolta sostanziale, partendo proprio dalle concessioni scadute e quelle in procinto di esserlo, provvedendo a spostarne la titolarità in capo all’Anas (o a società ad essa collegate), provvedendoalla eliminazione del pedaggio, visto che le infrastrutture sono state già in lungo e in largo ammortizzate, provvedendo alla loro liberalizzazione o, al limite, prevedendo una forma di pedaggio forfetario tramite vignetta che copra solo il costo della manutenzione ordinaria.

Troppo difficile per il governo Meloni? Noi crediamo di no, ma serve coraggio per farlo tagliando le grinfie ai poteri economici consolidati e ben incistati con la politica.

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