Governo Meloni, bene la “prima”, ma occhio…

La Finanziaria 2023 è stata approvata in fretta e furia, facendo di necessità virtù. Ma ora servono provvedimenti che siano di effettiva cesura con il passato e aprano al nuovo corso liberale.

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Governo Meloni

Nella sua prima conferenza stampa di fine anno del governo Meloni, il premier ha fatto il punto sulla sua iniziale esperienza di governo, due mesi in cui la maggioranza di centro destra guidata da Giorgia Meloni ha dovuto allestire e varare in fretta e furia la Finanziaria 2023, seguendo le linee programmatiche già impostate dal governo Draghi, lasciando così ben poco spazio ad iniziative politiche di spessore.

Comunque sia, qualcosa di buono del governo Meloni si è visto, ad iniziare dal bloccare provvedimenti clientelari e demagogici come il reddito di cittadinanza, o la rivisitazione dei superbonus che hanno gonfiato la speculazione finanziaria sui materiali edili. O, ancora, ad elevare la quota della tassa piatta al 15% fino ad una soglia di 85.000 euro a parziale indennizzo dei maggiori oneri e penalizzazioni che il lavoro autonomo deve sopportare rispetto a quello dipendente.

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Ma molto rimane ancora da fare e i primi mesi del 2023 saranno l’occasione per mettere concretamente alla prova il governo Meloni sui punti programmatici votati dagli elettori, a partire dalla riforma fiscale per liberare energie da indirizzare verso la ripresa economica, con contestuale taglio della burocrazia che asfissia l’attività di governo e delle imprese.

In conferenza stampa Meloni ha ribadito la necessità di valorizzare gli interessi nazionali, a partire dalla difesa di filiere produttive come l’automotive o l’agroalimentare: sarebbe opportuno che già nei primi giorni di gennaio, il governo Meloni abrogasse tutti i provvedimenti nazionali e locali di incentivazione alla mobilità elettrica e ibrida, equiparando il sostegno in modo tecnologicamente neutro su tutti i veicoli a standard Euro 6 per evitare solo di avvantaggiare i produttori di veicoli cinesi o europei a proprietà cinese.

Infine, serve da subito la ripresa del provvedimento espunto dalla Finanziaria 2023 relativo all’istituzione del Registro dei crediti di carbonio, un elemento fondamentale per valorizzare la capacità di assorbimento di foreste e prativi trasformando la gestione ambientale in un volano per lo sviluppo dei territori svantaggiati di montagna e rurali, oltre a calmierare il costo dei diritti di emissione che le imprese energivore devono acquistare sul mercato per potere continuare a produrre.

Lo Schiacciasassiaspetta il governo Meloni alla prova dei fatti.

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