La maggiore autonomia e il progetto di assegnare alle regioni che lo chiedano ai sensi della riforma costituzionale varata proprio dalla maggioranza di centrosinistra agli inizi del nuovo millennio continua a dividere la politica e gli stessi partiti, a partire da quel Pd di cui Elly Schlein ha appena preso la tessera.
Sarebbe interessante sapere se Elly Schlein c’è o ci fa. La domanda non è peregrina, perché l’attuale candidata alla segreteria nazionale del Pd, da vicepresidente della regione EmiliaRomagna, aveva attivamente partecipato alla richiesta di maggiore autonomia assieme al suo presidente, Stefano Bonaccini, anche lui candidato alla segreteria nazionale dei democratici.
Ora, mentre Bonaccini non fa marcia indietro, evidentemente consapevole che da una maggiore autonomia l’Emilia Romagna ha tutto da guadagnare mettendo in campo anche una capacità gestionale mediamente migliore rispetto ad altre regioni, specie quelle del Mezzogiorno, Schleinda neo eletta deputata ha invece fatto un testa coda politico, affermando come «il disegno di Calderoli è pericoloso. Mira a dividere ulteriormente il paese».
Schlein la prende larga: «la lotta alle diseguaglianze vuol dire riuscire a ridurre i divari sociali e territoriali, motivo per cui abbiamo voluto andare a parlarne già a Palermo. In questo tema, il disegnodi Calderoli è pericoloso nel suo impianto, lo dobbiamo dire e lo dobbiamo contrastare con forza, perché è un disegno che mira a dividere ulteriormente un Paese che ha bisogno invece di essere riunificato soprattutto là dove la qualità della vita di persone che nascono in altre Regioni è diversa». Tombola.
Schlein, durante il suo intervento in video collegamento alla presentazione del Comitato di Bologna “Parte da Noi” in suo sostegno aggiunge come «anche l’aspettativa di vita è più corta come ha ricordato recentemente il sindaco di Bologna Matteo Lepore. E noi questo dato non lo possiamo accettare come immodificabile dobbiamo lavorare per ridurre le diseguaglianze, tutte: territoriali, sociali e quelle di genere».
Peccato che Schlein nulla abbia a dire della qualità di governo di molti amministratori delle regioni del Mezzogiorno, molti dei quali di stretta appartenenza Pd, che nei decenni non si sono affatto distinti per capacità di buona amministrazione, di innovazione e di sviluppo, a partire da quella regione specialissima come la Sicilia che, oltre ad avere boicottato il processo autonomistico, ha pure brigato per scaricare ancora una volta sui contribuenti italiani tutti il costo del suo storico malgoverno.
Peccato che il candidato alla segreteria nazionale del Pd Schlein su questo non abbia nulla da dire, anzi, sfoggia un silenzio decisamente più loquace di ogni sua parola.
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