L’Indicatore consumi di Confcommercio volge al brutto con previsioni negative per la fine 2022 e l’inizio 2023: «i segnali di rallentamento e di una possibile inversione del ciclo economico, dopo sette trimestri di forte recupero, continuano ad essere parzialmente attenuati da indicazioni meno negative provenienti dal mercato del lavoro e dalle aspettative delle famiglie e delle imprese. Le famiglie patiscono l’elevata inflazione in termini di minore potere d’acquisto: se gli interventi di sostegno da parte del governo neutralizzano in buona parte, specialmente per le fasce più deboli, la riduzione del valore reale dei redditi correnti, poco o nulla possono sulle perdite in conto capitale, cioè sulla ricchezza detenuta in forma liquida. Emergono, di conseguenza, comportamenti di acquisto e consumo più prudenti, soprattutto in relazione ai beni».
Secondo l’Indicatore consumi di Confcommercio ad ottobre 2022 la produzione industriale ha mostrato una riduzione congiunturale dell’1,0% e dell’1,3% su base annua. Stando alle indicazioni degli imprenditori, l’andamento non dovrebbe modificarsi nel breve periodo. Nonostante i segnali di minore dinamicità dell’economia, il mercato del lavoro evidenzia, anche a ottobre, incoraggianti seppure moderati segnali di crescita (+0,4% del numero di occupati).
A novembre l’Indicatore consumi di Confcommercio (Icc) ha evidenziato un calo dello 0,7% sullo stesso mese del 2021. La riduzione è la sintesi di un incremento della domanda per i servizi (+2,3%) e di una flessione di quella relativa ai beni (-1,7%).
La frenata registrata nei periodi più recenti dalla domanda, spiega l’Ufficio studi di Confcommercio, allontana il ritorno ai valori pre-pandemici. Nel confronto con i primi undici mesi del 2019 l’Indice risulta ancora inferiore del 4,6%. Per i servizi il calo si attesta all’11,9%. In forte ritardo sono i servizinel complesso (-11,9%), il segmento dell’automotive (-24,2%) e l’abbigliamento (-6,9%).
In lieve ripresa è risultata, a novembre, la fiducia degli operatori del commercio al dettaglio, a segnalare le attese – forse le speranze – di un recupero della domanda in occasione degli acquisti per le festività di fine anno. All’interno dell’aggregato dei beni il ridimensionamento, piuttosto diffuso tra i settori, manifesta accentuazioni negative per gli alimentari, i mobili e gli elettrodomestici.
«Alla luce di queste dinamiche, l’ipotesi di una moderata recessione tecnica tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 appare concreta – spiega Confcommercio -. Secondo le nostre stime a dicembre il PIL dovrebbe registrare una riduzione dello 0,7% congiunturale, e una crescita dello 0,2% nel confronto annuo. Nella media del quarto trimestre si avrebbe, pertanto, una contrazione dello 0,7%sul terzo trimestre e una crescita dell’1,0% su base annua. La stabilizzazione dell’inflazione registrata a novembre all’11,8% non costituisce una solida premessa dell’inizio di una fase meno critica. Secondo le nostre stime nel mese di dicembre i prezzi al consumo dovrebbero registrare un incremento dello 0,6% su novembre, portando il tasso di variazione tendenziale al 12,0%. Nella mediadel 2022 l’inflazione si attesterebbe all’8,2%. La progressiva crescita dell’inflazione di fondo, e le turbolenze ed incertezze che ancora caratterizzano molti mercati delle materie prime, rendono difficile ipotizzare un rientro delle dinamiche prima della tarda primavera del 2023, con conseguenze negative sulle prospettive di crescita per l’anno che sta per iniziare».
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