Confprofessioni, il lavoro autonomo resiste nonostante tutto

Stella: «il settore guarda al futuro, malgrado 'freno' Covid-19 e mutato scenario geopolitico». Calderone: «impegno pari dignità dipendenti-autonomi Sono ministro, rimarrò sempre professionista». 

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Confprofessioni

Il “VII Rapporto sulle libere professioni in Italia” presentato da Confprofessioni sul mondo del lavoro autonomo è «lo specchio di una realtà economica che resiste», pure alle prese con emergenze quali il Covid-19 e «lo scenario geopolitico incerto, che rallenta le prospettive di sviluppo», e «guarda al futuro»: parola del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, che ha illustrato il documento della Confederazione, realizzato dall’Osservatorio guidato dal professor Paolo Feltrin, alla presenza del ministro del Lavoro, Marina Calderone.

Stella parla, poi, delle categorie di occupati indipendenti che manifestano la «volontà di affrontare mercati mutevoli», compiendo uno sforzo sul fronte della digitalizzazione. «La presenza delle libere professioni – chiosa Stella – è l’indice predittivo della ricchezza del Paese».

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Drammatici gli impatti occupazionali della pandemia da Covid-19 sull’occupazione indipendente in Italia che, secondo Confprofessioni, «mostrano come, tra il 2018 e il 2021, si siano persi complessivamente, in questo comparto, 343.000 posti di lavoro (-7%)»: nello specifico, coloro che svolgono l’attività autonoma«registrano un calo di 296.000 unità (-10%) e gli altri lavoratori indipendenti di circa 29.000 (-6%)», mentre «i liberi professionisti diminuiscono di 24.000 unità, con una variazione negativa del 2% e in crescita risultano solo gli imprenditori (+2%)»: lo si legge nell’edizione 2022 del Rapporto.

Secondo il rapporto di Confprofessioni al 31 dicembre scorso, «l’aggregato dei liberi professionisti conta poco meno di 1.402.000 soggetti, numeri che corrispondono al 6,2% degli occupati e al 28,5% del complesso del lavoro indipendente» della Penisola.

Inoltre, si mette in evidenza, «la progressiva crescita del comparto libero-professionale e la parallela contrazione del lavoro autonomo hanno portato ad una riconfigurazione strutturaledell’universo dell’occupazione indipendente in Italia: se, infatti, nel 2009 i liberi professionisti valevano solo il 20% degli occupati indipendenti, oggi il loro peso è salito al 28,5%».

La presenza professionale, infine, si scopre che varia molto a seconda delle regioni, giacché «nel Lazio quasi il 39% degli indipendenti svolge un’attività di tipo intellettuale, seguono nella classifica Lombardia (33,2%) e Campania (28,2%), mentre le percentuali più basse si riscontrano in Basilicata, Calabria e Molise, dove il contributo delle libere professioni sul complesso del lavoro indipendente è intorno al 20%».

Incoraggiante l’intervento del ministro al Lavoro, Marina Calderone: «sono ministro e rimarrò sempre una professionista, una consulente del lavoro, una persona che in 17 anni si è occupata di professioni a 360 gradi», impegnata, da esponente governativa, «a dare pari dignità al lavoro dipendente e a quello autonomo».

Calderone ha ricordato l’esperienza avviata con il tavolo sul lavoro autonomo al dicastero, a metà novembre, a cui sono presenti le rappresentanze delle varie categorie di occupati indipendenti, con «un percorso che ci accompagnerà, con scambio di esperienze e idee ed una collaborazione fattiva». La sfida, prosegue Calderone, «è far camminare insieme Ordini professionali, Casse di previdenza private e organizzazioni sindacali, per trovare insieme buone prassi».

Calderone, in conclusione, sottolinea di esser «aperta a qualsiasi proposta. Ma – precisa, rivolta alla platea della Confederazione delle varie categorie, presieduta da Gaetano Stellami dovete convincere tecnicamente, però ai tavoli di confronto mi troverete sempre seduta». Ecco, sarebbe utile prenderla in parola e dare finalmente attuazione a due provvedimenti strategici per il settore: l’equo compenso e la piena equiparazione del mondo delle professioni a quello delle microimprese, del resto già da anni sancito dalle norme europee e da una legge dello stato italiano, rimasta largamente inattuata, a partire dalla possibilità di accedere ai bandi di finanziamento per le microimprese da cui sono spesso esclusi per la richiesta della posizioneaperta presso la Camera di commercio, posizione da cui i professionisti non sono tenuti ad avere.

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