Qual è la percezione della montagna tra la popolazione nazionale? Solo un italiano su tre sa che i comuni montani sono quasi la metà dei comuni italiani. E solo il 37% sa che i boschi sono poco meno della metà della superficie del Paese. Un terzo degli italiani sa che il “Fondo nazionale montagna”, i finanziamenti dallo Stato ai territori, ammonta a 100 milioni di euro. E più della metà, il 52%, è conscio che il principale problema della montagna italiana è lo spopolamento, seguito da impatto del cambiamento climatico, incuria e abbandono.
Questi sono alcuni dati dell’indagine IPSOS per Uncem sulla percezione della montagna. Nando Pagnoncelli, alla guida dell’Istituto, l’ha presentata in apertura dell’Assemblea annuale dell’Unionenazionale dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani (Uncem). Un’indagine CAWI presso un campione di 1.000 rispondenti rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne per genere, fasce d’età, area geografica di residenza, ampiezza del comune di residenza, livello di scolarità, condizione occupazionale. Le interviste sono state realizzate dall’1 al 5 dicembre 2022. Per tutte le domande, vi sono i risultati delle risposte tra chi vive nelle zone urbane e chi invece già risiede in un Comune montano italiano.
Oltre il 70% degli intervistati va in montagna per rilassarsi. Due su tre per i prodottienogastronomici tipici. Il 92% va in montagna per camminare. Solo il 29% per sciare. I vantaggidel vivere in montagna sono molti: per il 67% l’aria pulita, per il 65% il contatto con la natura. Ma oltre la metà sa che il problema di viverci in montagna è dato dalla mancanza di trasporto pubblico e che mancano i servizi di base. Solo il 9% indica una probabilità elevata di andare a vivere in montagna, trasferirsi. Il 22% indica una possibilità “abbastanza elevata“. Trasferirsi in montagna, secondo il 21% degli intervistati, perché vi è un minor costo della vita. Eppure per il 62% degli intervistati non è stata la pandemia – come invece molti avevano erroneamente rilevato – a far crescere un maggiore desiderio di montagna.
Sulle politiche definite a livello nazionale per la montagna, vi è un deficit di conoscenza, anche da parte di chi vive in montagna. Solo il 29% di chi vive nelle aree urbane conosce la “Strategia per le aree interne”. Mentre la percentuale sale al 36% di conoscenza quando si parla di “green communities” ovvero la “Strategia di sviluppo per i territori” fortemente voluta da Uncem 12 anni fa e finanziata anche dal PNRR con 135 milioni di euro. La metà degli intervistati conosce invece le “Comunità energetiche“, delle quali molto si parla, anche grazie al terzo settore, in queste settimane come antidoto alla “povertà energetica”.
«Di certo, sulle politiche, dobbiamo fare di più per renderle conosciute – precisa il presidente Uncem, Marco Bussone – ma è noto che gli italiani non hanno specifica conoscenza degli strumenti messi in campo da stato, regioni, comuni per supportare economia locale e organizzareservizi. Eppure questa indagine Ipsos, la prima effettuata specificamente sulle aree montane, ci dice che gli italiani hanno una buona conoscenza delle questioni relative alle montagne. E che le aree montane sono luogo ove rilassarsi fuori dalla confusione delle città. Pochi però andrebbero a viverci e anche su questo, sui flussi, occorre fare di più. Perché i “vuoti” delle aree montane non restino tali, e un “neopopolamento” sia reale e possibile. Che la montagna sia esposta a rischi e fragile, è risaputo – ribadisce Bussone -. E occorre agire. Perché l’impatto del cambiamento climatico qui arriva prima. Non a caso, Uncem ha chiesto al Governo e al Parlamento di investire 10 miliardi di euro per 10 anni per contrastare dissesto idrogeologico e rischi in tutto il Paese».
Intanto emerge il fatto del taglio da 200 a 125 milioni della dotazione 2023 del Fondo nazionale per la montagna. «Mi auguro che sia solo una svista e che non ci sia quest’errore nelle schede finali della Manovra 2023. Mi auguro che il governo ed in particolare il ministro Calederoli provveda a sanare la situazione» chiosa Bussone, sempre sperando che la riduzione non sia motivata dalle necessità di finanziare altre spese che non interessano la montagna italiana.
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