Confesercenti, nel 2022 in fumo 7,2 miliardi di consumi

Per effetto dell’inflazione fino al 2025 calo potere d'acquisto 22 miliardi. A rischio la perdita di oltre 100.000 posti di lavoro nei negozi.

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Confesercenti
Il presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise.

La spesa andata in fumo nel 2022 a causa dell’inflazione raggiunge 7,2 miliardi di euro, secondo le stime presentate da Confesercenti all’assemblea annuale. «Al grande crollo dei consumi causato dalla pandemia (-107 miliardi di euro nell’annus horribilis 2020), fa oggi seguito l’inflazione», afferma l’associazione del commercio, del turismo e dei servizi che prevede un incremento dei prezzi dell’8% nel 2022, del 5,1% nel 2023, del 4% nel 2024 e del 2,9% nel 2025. L’erosione del potere d’acquistodelle famiglie nel periodo 2022-2025 raggiungerà 22 miliardi e porterà un calo dei consumi di almeno 17 miliardi.

Parallelamente, aumentano le difficoltà delle imprese del settore commercio, che dal 2016 a oggi si sono ridotte di quasi 73.000 unità, di cui oltre 30.000 dal 2019 ad oggi. E il quadro è reso ancora più difficile dalla competizione con l’online. Secondo i dati presentati da Confesercenti in assemblea, «la ridistribuzione delle quote di mercato tra online e canali fisici produrrà una riduzione di piccoli esercizi di circa 60.000 unità tra il 2022 ed il 2027, con 100.000 posti di lavoro perduti». Il commercio elettronico è atteso raggiungere e sorpassare già nel 2027-28 la quota di mercatodelle piccole superfici nel comparto non alimentare. La quota delle piccole imprese è al 34% e potrebbe arrivare al 29% entro il 2027, mentre il commercio elettronico dovrebbe passare nello stesso periodo dal 22 al 29% con un incremento netto di 17 miliardi di euro. Nel comparto alimentare, dove la quota delle piccole superfici già oggi è intorno al valore minimo del 15%, nel 2027 scenderà a poco più del 10%, quella del commercio elettronico sfiorerà il 5%.

«Non c’è solo il sorpasso delle quote di mercato. Il peso delle piattaforme digitali, dal commercio elettronico al turismo, dalla consegna di cibo alla spesa a domicilio, si fa sentire comunque sui bilanci delle PMI italiane, costrette a servirsi degli intermediari digitali per non perdere terreno e attrattività nei confronti dei consumatori», osserva Confesercenti.

Complessivamente, il fatturato delle piccole e medie imprese mediato dalle piattaforme ammontacirca 30 miliardi di euro l’anno, con un costo di utilizzo – «una vera “platform tax” – di circa 4,5 miliardi di euro l’anno».

«Il problema non è il commercio elettronico che aiuta molti negozi a fare business meglio – osserva ilpresidente di Confesercenti, Patrizia De Luise – ma le distorsioni concorrenziali che favorisconole grandi piattaforme. Sono quelle che devono essere risolte. Il “black Friday” sia di monito, nei mesi di ottobre e novembre, un’autentica bulimia di offerte ci ha travolto senza alcuna regola».

Altro problema è connesso alla carenza di personale. Nel 2022 sono mancate circa 300.000 figure professionali nei settori del turismo e ristorazione, che sperimentano «difficoltà di reperimento di lavoratori», secondo l’analisi di Confesercenti. Solo per l’ultimo trimestre del 2022 potrebbero essere tra 55 e 60.000 i lavoratorimancanti” nei due comparti. L’associazione segnala come una “piaga” i contrattipirata” che «generano dumping e creano di fatto difficoltà occupazionali legate anche ad un reddito di cittadinanza che sino ad ora ha fornito alternativa ai bassi salari determinati da questi contratti».

Per il settore turistico Confesercenti vede una “ripartenza” ma “ancora insufficiente”, avviata dalla scorsa primavera. «Nonostante la buona ripresa, tra gennaio e agosto di quest’anno – afferma – le presenze si sono fermate a 292 milioni: un aumento del 46% sul 2021, ma ancora l’11,5% in meno rispetto al 2019. A mancare soprattutto le presenze straniere, ferme al -15,5% dai livelli pre-pandemia. Neanche la domanda italiana è del tutto recuperata, con il 7,6% di presenze in meno rispetto al 2019».

«È necessario favorire la costituzione di un’Agenzia per le imprese, a partecipazione pubblica e privata, mirata a fare informazione e formazione degli imprenditori, garantendo tutoraggio nei primi 3 anni di vita delle stesse. Occorre pertanto rendere disponibili le risorse del PNRR anche per questo» afferma De Luise, in assemblea parlando dell’accorciamento della vita media delle imprese. Nel commercio, meno della metà (il 43,6%) raggiunge i cinque anni di attività, secondo i dati dell’associazione. «La rigenerazione urbana si garantisce principalmente con la presenza delle imprese – aggiunge De Luise -. E’ necessario un quadro competitivo dove grandi e piccoli, fisicied on-line possano coesistere con regole chiare ed equilibrate».

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