Superbonus 110%: al 30 novembre le detrazioni a 64 miliardi

Più che doppiato il preventivo di spesa dei governi precedenti. Il problema dello sblocco dei crediti. Ance: «la nostra proposta è la soluzione, non costa». 

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Sfonda in volata la soglia dei 60 miliardi di euro il volume delle detrazioni per le ristrutturazioni edilizie legate al Superbonus 110%: secondo il monitoraggio periodico condotto da Enea, a fine novembre l’ammontare è aumentato a 58,11 miliardi di euro, quando a fine ottobre scorso erano stati raggiunti 55 miliardi di euro, con una previsione di arrivare a fine anno a 63,92 miliardi.

Il numero totale di asseverazioni, afferma l’Enea, è cresciuto a 338.950 rispetto alle 327.000 di ottobre. Il totale degli investimenti per lavori conclusi ammessi a detrazione è di 41,42 miliardi pari al 71,3% dei lavori realizzati mentre le detrazioni maturate per i lavori conclusi a carico dello Statosupera i 45,56 miliardi. In particolare, per i condomini il numero di asseverazioni è stato 43.411, il totale degli investimenti è stato 26,15 miliardi e l’investimento medio ha superato 602.500 euro. Per gli edifici unifamiliari le asseverazioni sono state oltre 197.000, per 22,43 miliardi di euro di investimenti e un investimento medio di 113.640 euro.

La norma grillina (con l’acquiescenza silenziosa di Lega Salvini premier e del Pd) che ha regalatoad una minoranza di italiani la ristrutturazione e riqualificazione energetica della propria abitazione ha fatto scoppiare i conti dello Stato, arrivando a raddoppiare il budget previsto per la spesa.

Ora, il problema è legato alla monetizzazione della cessione dei crediti, perché il sistemafinanziario chiamato a scontare i crediti ha esaurito la propria capacità, determinando il bloccodei lavori a cantieri già attivati, mettendo in difficoltà sia i committenti – spesso prive di risorse economiche proprie – che le imprese – senza liquidità non hanno la possibilità di proseguire i lavori e acquistare i materiali necessari, oltre che pagare gli stipendi dei lavoratori.

Per uscire da un circolo vizioso che rischia di mandare all’aria buona parte del settore edile, l’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) ha lanciato una proposta. «La soluzione è consentire la compensazione dei crediti del Superbonus 110% con gli incassi che le banche fannocon i pagamenti delle tasse effettuati tramite F24, una procedura che non ha costi per lo Stato e che non necessita di ulteriori coperture, dal momento che la spesa a bonus è già considerata nei saldi della Nadef – afferma il presidente Ance, Federica Brancaccio -. So che ci sono molte forze politiche che stanno sostenendo la nostra proposta, ma leggo anche di qualche perplessità da parte del Mef e della Ragioneria: noi auspichiamo che possano essere sciolti i nodi, anche perché non vediamo altra strada per risolvere».

Il problema è che il regalo grillino ha favorito i ricchi che possono scontare con le loro tasse i crediti maturati dal Superbonus 110%, mentre coloro che non avevano risorse proprie sufficienti e che si sono affidati alla cessione dei crediti ora sono a metà del guado, perché non sono in grado di proseguire autonomamente.

Più che prevedere l’anno prossimo la riduzione del Superbonus dal 110% al 90%, cosa che da sola comporterà un forte rallentamento della domanda, visto che il sistema della cessione dei creditinon è gratuita (comporta circa un costo trattenuto dal sistema finanziario variabile dal 5 al 10%), sarebbe meglio fermare definitivamente lo strumento e tornare al sistema ordinario di sostegnoalle riqualificazioni con uno sconto fiscale variabile dal 50 al 65%, senza alcuna possibilità di cessione dei crediti, cosa che è mal vista anche dalla stessa Banca Centrale Europea in quanto viene a creare una forma monetaria surrettizia fuori controllo.

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