Finanziaria 2023: governo Meloni alla prova del taglio degli sprechi

Ad iniziare da quelli insiti nel Pnrr, come il rifacimento dei siti web dei comuni quotato a livelli fuori mercato o la proposta del bonus matrimoniale da 20.000 euro. 

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Finanziaria 2023

La Finanziaria 2023 sta per essere varata dal Consiglio dei ministri del governo Meloni, la prima della legislatura e la prima proposta da una maggioranza frutto di un’elezione dopo 14 anni di provvedimenti frutto di governi tecnici o di maggioranze di emergenza nazionale.

La Finanziaria 2023 costituisce anche la prova della capacità di governo e di guida della maggioranza da parte del premier Giorgia Meloni, che deve dribblare tra le propostespesso fameliche – dei suoi alleati di maggioranza che non si fanno scrupolo di lanciare proposte come quella leghista del bonus matrimoniale da 20.000 euro, prima riservato solo ai riti cattolici, poi esteso anche a quelli civili, immediatamente disconosciuto dal governo.

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Però Meloni deve mettere le mani – e la testa – anche all’interno del Pnrr dove, nella fretta di allocare le ingenti risorse – quasi tutte a debito – il governo Draghi non è andato tanto per il sottile, spesso largheggiando nello scialo. Come nel caso denunciato dal presidente dell’Uncem, Marco Bussone, relativo al capitolo del Pnrr dedicato ai siti web dei comuni, dove si prevedono spese variabili dai 79.902 euro per un comune fino a 5.000 abitanti agli oltre 800.000 (!!!) euro per un comune oltre i 250.000 abitanti. «Cifre decisamente fuori mercato – denuncia Bussone -. Ci sono comuni che il sito lo avevano rifatto un anno fa, o poco più, con fondi propri di bilancio, spendendo da un terzo a un quinto della cifra che tornano nuovamente a ricevere grazie al PNRR. Qualcosa non funziona. Le cifre sono altissime e minano il mercato, che potrebbe entrare in una logica anche speculativa. Da monitorare da parte dei Ministeri e Dipartimenti competenti. Di fronte a certe cifre, restiamo perplessi». E, come Bussone, anche lo Schiacciasassi rimane basito, pensando a quanti altri casi come quello dei siti web esistono affogati nelle ricche pieghe del Pnrr.

La Finanziaria 2023 potrebbe validamente incidere anche nell’allocazione dei contributo all’acquisto dell’auto elettrica che rimane largamente lontana dalle preferenze degli acquirenti spostandoli a favore della deducibilità fiscale dell’auto aziendale – che da trent’anni attende di entrare in Europa consentendo una maggiore competitività alle aziende italiane – che avrebbe anche il vantaggio di rendere più strutturale il ricambio del parco circolante, soprattutto se si intervenisse tagliando le penalizzazioni vigenti sull’assegnazione dell’auto aziendale ai dipendenti. Non si capisce perché all’estero più del 50% delle nuove immatricolazioni è fatto dalle aziende e dalle flotte, mentre in Italia domina il privato che spesso tiene l’auto per oltre 10 anni, a svantaggio della sicurezza e dell’impatto ambientale.

Ma intanto ci si diletta sull’azzeramento dell’Iva sui prodotti per l’igiene femminile, quando al posto degli assorbenti di ogni tipo si potrebbe intervenire regalando una coppetta mestruale riutilizzabile o biancheria assorbente lavabile, a tutto vantaggio della tutela dell’ambiente riducendo la mole di rifiuti igienici non riciclabili prodotti.

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