L’autonomia chi l’ha vista? Secondo le promesse tardive del leader della Lega Salvini premieravrebbe dovuto arrivare già al primo consiglio dei ministri, promessa forse eccessiva e intempestiva, visto che ai primissimi consigli dei ministri c’erano argomenti ben più contingenti ed importanti che concedere l’autonomia a quelle regioni che l’hanno chiesta già cinque anni fa. Qualche consiglio dei ministri in più ci poteva stare.
Ma ora che il ministro agli Affari regionali, Roberto Calderoli, ha scoperto le carte per concedere la maggiore autonomia alle regioni che la richiedono, scatta come un riflesso condizionato il “niet” delle regioni del Sud, che paventano la spaccatura del Paese tra regioni avanzate e arretrate, come se questa spaccatura già non esistesse e non fosse particolarmente accentuata proprio in quelle regioni del Mezzogiorno a guida Pd.
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Ma tant’è e personaggi Dem come il pugliese Michele Emiliano o il campano Vincenzo De Lucahanno già fatto le barricate e a poco può fare il presidente della Conferenza delle Regioni, il leghista friulano Massimiliano Fedriga, nel dire che il processo andrà avanti senza alcuna fuga e senza spaccare il Paese.
Sarà, ma dall’autonomia inizia ad alzarsi un refolo di puzza di bruciato, un chiaro segnale di fumoal neo governo Meloni, complice anche i mal di pancia mai sopiti all’interno di Forza Italia che sta esplodendo specie in Sicilia e che rischia di minare l’azione politica del premier con grande soddisfazione delle minoranze di sinistra e, soprattutto, di quelle femmine di sinistra che non sopportano che il primo premier femmina della storia della Repubblica sia una di destra invece di una sana e democratica esponente progressista.
Comunque, tornando all’autonomia, il percorso sarebbe chiaro e semplice, così come lo stabiliscela stessa Costituzione senza alcuna necessità esegetica o interpretativa: la maggiore autonomia in una delle 23 materie elencate può essere concessa dal governo dopo una trattativa e la stipula di un’intesa con la regione interessata, previa l’approvazione della stessa intesa dal parlamento. Troppo difficile seguire il dettato della Costituizione?
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