La giunta Fugatti espressione di una maggioranza di centro destra che dal 2018 guida la provincia di Trento deve nuovamente confrontarsi, anche se indirettamente, con la giustizia civile e contabile per la nomina finita cassata dal giudice del lavoro del vertice dell’Avvocatura provinciale, con la Corte dei conti che ora reclama quasi 113.000 euro di risarcimento.
La nomina dell’avvocato Giacomo Bernardi, ex candidato della coalizione di centro destra per la guida della città di Arco nel basso Trentino, era già stata al centro di una vicenda processuale davanti al giudice del lavoro che aveva dichiarato illegittima la delibera di nomina del dirigente generale dell’Avvocatura causa l’irragionevolezza dei criteri adottati considerati pure carenti dal punto di vista formale. Dura la motivazione della sentenza: «l’irragionevolezza della previsione trova conferma nell’esito della selezione, che ha visto prevalere un candidato» privo della «consolidata e specifica esperienza nella cura di rilevanti cause in termini quali/quantitativi di difesa della pubblica amministrazione».
Di fatto, la giunta Fugatti pare abbia messo in campo una selezione con criteri tagliati su misura dell’aspirante candidato che a giugno 2021, dopo una regolare selezione pubblica per la raccolta delle candidature, aveva portato alla nomina ai vertici dell’Avvocatura provinciale di Giacomo Bernardi, 56 anni, libero professionista con studio ad Arco e Trento, che solo qualche mese prima aveva candidato come sindaco di Arco alla guida di una coalizione con la Lega Salvini Premier come forza politica leader, finito battuto dal sindaco Dem Alessandro Betta. Una nomina, quella di Bernardi, che Maurizio Fugatti aveva salutato con notevole soddisfazione.
Peccato che questa storia di nomina di un candidato di area sia stata macchiata da una dimenticanza del candidato Bernardi che nella formulazione del curriculum e delle cause di incompatibilità aveva omesso di citare di avere ricoperto il ruolo di commissario liquidatore di Trento Rise fino al 22 giugno 2020, incappando nel divieto per cui non possono essere conferiti incarichi amministrativi di vertice a tutti i livelli dell’amministrazione pubblica a coloro i quali abbiano ricoperto, nel biennio precedente, cariche in enti di diritto privato finanziati dall’amministrazione che conferisce l’incarico.
Anche se la nomina del vertice dell’Avvocatura provinciale è finita cassata dal giudice del lavoro e dalla Corte dei conti che ora nell’udienza del 15 marzo 2023 chiede al Bernardi il risarcimento in favore della Provincia della somma di 112.927,65 euro, pari alla retribuzione illegittimamente percepita in veste di dirigente generale, è evidente come la giunta Fugatti abbia un cattivo rapporto con il diritto, formulando con eccessiva frequenza provvedimenti che al controllo di legittimità delle varie corti giudicanti finiscono inesorabilmente cassati o censurati. Davvero un viatico ben poco beneaugurante per la riconferma della maggioranza di centro destra a guida leghista alle elezioni di ottobre 2023, con alcune formazioni del centro destra che iniziano a sfilarsi dalla coalizione, avendo capito che mantenere Maurizio Fugatti come candidato alla rielezione porta dritto a sbattere, anzi ad avvantaggiare l’opposizione di centro sinistra.
Ma a pesare sul futuro del leghista Maurizio Fugatti alla guida della coalizione pesa anche il risultato decisamente deludente alle recenti elezioni politiche, dove quella Lega Salvini premier schiacciasassi delle elezioni del 2018 si è evaporata, finendo doppiata da un’arrembante Fratelli d’Italia che non fa mistero di volere fare pesare negli equilibri del centro destra del 2023 il proprio peso elettorale.
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