Previsione Pil 2023: per l’Italia la crescita rallenta, ma rimane comunque positiva

La Commissione europea diffonde stime migliori di quelle di Moody’s. Inflazione al picco. Male la Germania. 

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Previsione Pil 2023

Gli effetti della guerra e della crisi energetica iniziano a farsi sentire sulla previsione Pil 2023, con un generale rallentamento dell’economia europea, con l’Italia che dovrebbe mantenersi in territorio positivo, ma decisamente calato rispetto al 2022.

La Commissione europea ha diffuso le previsioni economiche d’autunno. Per il 2022 i dati sono ancora positivi, anzi rivisti al rialzo rispetto alle aspettative. Il potente slancio del 2021 e la forte crescita nella prima metà dell’anno dovrebbero portare la crescita del Pil reale nel 2022 al 3,3% nell’Ue(3,2% nell’area euro), ben al di sopra del 2,7% previsto nelle previsioni estive di luglio. Per l’Italia la crescita è stimata al 3,8%, un balzo in avanti, in linea con i dati di Ocse, Fmi e Bankitalia, rispetto alla precedente previsione che la dava al 2,9%.

La previsione Pil 2023 della Commissione vede una crescita molto bassa, limitata allo 0,3% nel 2023, in linea con la media dell’Eurozona e dell’Ue, e una lieve risalita all’1,1% nel 2024. Stime identiche alla previsione Pil 2023 del governo italiano, che nella Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef) aveva stimato uno 0,3% di crescita tendenziale, mentre prevede uno 0,6% di crescita programmatica. Valori ben più positivi di quelli diffusi da Moody’s che invece mette il segno negativo dinanzi a Italia (-1,2%) e, soprattutto, alla Germania (-1,8%).

Secondo la Commissione europea l’inflazione continua a correre «più rapidamente del previsto» e a erodere il potere di acquisto e ridurre i consumi, ma per il picco dovrebbe essere vicino, «molto probabilmente alla fine di quest’anno». Per il 2022 l’inflazione complessiva raggiungerà il 9,3% nell’Ue e l’8,5% nell’area dell’euro e decelererà solo leggermente l’anno prossimo, al 7,0% nell’Ue e al 6,1% nell’area dell’euro. In Italia il tasso di crescita dei prezzi toccherà il livello record dell’8,7% nel 2022, per rimanere alta al 6,6% nel 2023 e scendere al 2,3% nel 2024.

Il «periodo è molto difficile – avverte il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni – e l’impennata dei prezzi dell’energia e l’inflazione dilagante stanno ora presentando il conto» ma se l’Europa rimarrà unita supererà anche questo momento. Dalle previsioni per quest’anno l’Italia non esce come il solito «fanalino di coda» ma era anche abbastanza «prevedibile», afferma Gentiloni, che dopo due-tre anni di forte crescita, superiore alle attese e che ha visto raggiungere i livelli pre-Covid prima del previsto, ora vi fosse un rallentamento.

Bruxelles attende nell’arco di due-tre settimane il bilancio italiano aggiornato, che sarà valutato a dicembre, più tardi rispetto al resto degli altri paesi. Finora gli scambi avuti con le autorità italiane sono stati “«positivi», ma la Commissione attende di vedere i numeri che scaturiranno dal governo Meloni che sta approntando la manovra 2023. La raccomandazione che arriva da Bruxelles è incentrare le politiche fiscali su «cautela e investimenti». L’imperativo è «continuare, attraverso politiche di bilancio caute e responsabili e attraverso l’uso del Pnrr, a garantire un buon mix tra cautela fiscale e crescita e sviluppo – puntualizza Gentiloni – perché le due cose portano alla riduzione del debito». Aspetto, questo, dove l’Italia è decisamente debole.

La Commissione chiede prudenza sui conti pubblici, sia alla luce della frenata della crescita, sia in vista del ritorno delle regole fiscali, sospese per il Covid e la crisi ucraina. Esclusa dunque l’ipotesi di prorogare di un altro anno, dopo il 2023, la sospensione delle regole del patto di Stabilità, come chiedeva il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. «Ora penso che dobbiamo lavorare su un accordo sulle nostre regole fiscali e non sul prolungamento della clausola generale» ha affermato Gentiloni. Il prossimo anno dipenderà ancora molto dall’andamento della guerra e dai suoi effetti – le previsioni sono soggette «a molteplici rischi e incertezze» -, ma di certo non è un segnale positivo che la Germania (assieme a Svezia e Lettonia), secondo le stime Ue, sarà già in recessione nel 2023, con un Pil in discesa a -0,6%.

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