Con l’entrata in piena attività del governo Meloni, tornano alla ribalta le concessioni autostradali, a partire da quelle già ampiamente scadute come quella di A22 Autobrennero, lo sblocco della Cispadana, della bretella Campogalliano Sassuolo, la Pedemontana veneta e la terza corsia dell’A4 tra Venezia e Trieste.
Al ministero delle Infrastrutture e trasporti retto dal vicepremier leghista Matteo Salvini un verticecon gli esponenti delle regioni del NordEst per riaprire i dossier fermati durante la crisi del governo Draghi, con le regioni che spingono per la definizione del rinnovo della concessione di A22 o lo sblocco dei cantieri.
Il problema di fondo è sempre legato al tentativo dei concessionari uscenti – e scaduti – nel confermare in capo a loro la manomorta della riscossione di ingenti pedaggi, spesso a fronte di pochi interventi di contorno su infrastrutture già ampiamente ammortizzate. Se per gli amministratori locali scesi a Roma l’unico scenario è quello di continuare nell’esercitare i loro diritti feudali incassando il rinnovo delle concessioni autostradali, viceversa, il governo dovrebbe porsi l’obiettivo di dare una svolta alla gestione di tutto il mondo delle infrastrutture, specie se già ampiamente ammortizzate, passando finalmente ad una gestione centralizzata vuoi per fare economie di scala, vuoi per ridurre i costi esorbitanti di pedaggio per gli utenti, vuoi per abolire il feudalesimo autostradale che ha come principale beneficioil distribuire milioni in appalti e posti di lavoro con criteri spesso poco trasparenti.
Al ministero di Salvini si sono presentati i vertici della regione Trentino Alto Adige (azionista di maggioranza di A22) con Maurizio Fugatti e Arno Kompatscher, l’assessore ai trasporti dell’EmiliaRomagna Andrea Corsini, il presidente della provincia di Verona Manuel Scalzotto, il sindaco di Verona Damiano Tommasi e il sindaco di Mantova Mattia Palazzi oltre al governatore del Veneto, Luca Zaia.
Salvini pare poco propenso a cambiare le regole del gioco attuali sulle concessioni autostradali: forse dovrebbe intervenire la premier Meloni a dare una svolta e ad assicurare agli italiani lo stesso trattamento di spagnoli e tedeschi, dove l’utilizzo delle autostrade o è quasi sempre gratis (Germania) o lo è diventato sulla rete a fine concessione (quasi 1.500 km in Spagna). Non si capisce perché in Italia le concessioni da temporanee (30 anni) divengano di fatto eterne, quando il bene realizzato dai privati in regime di concessione, al termine della concessione e dell’ammortamento conseguito con ampio margine operativo, dovrebbe rientrare nella piena disponibilità dello Stato.
Una situazione dove chi propone la proroga o il rinnovo delle concessioni in campo ai medesimimoderni feudatari senza passare da gare aperte al libero mercato, che pretendono di incassare il pizzo del pedaggio senza offrire granché in cambio rende il sistema nazione meno competitivorispetto ai concorrenti europei, oltre a privare lo Stato di una potenziale fonte di entrate, cosa che sarebbe oltremodo utile per l’asfittico bilancio pubblico.
Le regioni puntano ad avere dal Mit entro il prossimo 6 dicembre la dichiarazione di fattibilità per evitare la perdita delle loro galline dalle uova d’oro, anzi di platino, visto che sul tavolo per la sola A22sono sul tavolo 7,2 miliardi di interventi che potrebbero a buon diritto essere effettuati da una realtàcome Anas o per il tramite della Cav dove Anas è in maggioranza, andando a costituire il primo passo per la creazione di una holding autostradale pubblica che potrebbe a buon titolo guardareanche alla Brescia-Padova dopo la scadenza del 2026 e ad incorporare la nuova società Autostrade Alto Adriatico posseduta dalle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia.
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