Alimentari i prezzi all’ingrosso crescono ancora (+2,2%)

Secondo Unioncamere la stima su base annua si attesta sopra il 10% per tutto il 2022. 

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Numero delle Imprese alimentari

L’indagine condotta da Unioncamere con la collaborazione di Borsa Merci telematica italiana (BMTI) e REF Ricerche prospetta una crescita dei prezzi pagati dalle Centrali di acquisto della GDO all’industria alimentare del +2,2% nel bimestre ottobre-novembre 2022 rispetto al bimestre precedente, portando così i prezzi all’ingrosso dei generi alimentari su di un livello atteso pari al +16,6%, rispetto allo stesso bimestre del 2021.

Secondo Unoncamere si stima un’inflazione alimentare al consumo sostenuta su valori superiori al 10% sino alla fine del 2022. A settembre si è rilevato un aumento congiunturale del +1,2% per la media dei 46 prodotti alimentari maggiormente consumati, con rincari evidenti per il tonno all’olio di oliva (+6,1%), la carne in scatola (+5,1%), la birra nazionale (+4,8%) e i biscotti (+4,0%). Su base annua l’incremento è del +15,3%, con i rialzi maggiori per la farina di grano tenero (+37,0%), il tonno all’olio di oliva (+31,9%), la pasta di semola (+29,1%). Marcata anche la crescita negli oli e grassi per burro (+22,7%) e olio extravergine di oliva (+19,8%).

Le indicazioni fornite dalle Centrali di acquisto della GDO prospettano significativi aumenti anche per il bimestre ottobre-novembre. Nello specifico, ci si attende un aumento congiunturale per l’olio extravergine di oliva (+8,2%), su cui pesano anche le attese di una netta contrazione produttiva, tonno all’olio di oliva (+7,6%), birra nazionale (+7,3%) e carne in scatola, cresciuta del +6,7%. In calo solo l’olio di semi vari (-1,7%), complice il rientro, negli ultimi mesi, dai picchi raggiunti dopo lo scoppio del conflitto russo-ucraino.

Su base annuale, l’inflazione attesa per il bimestre è pari al +16,6%, con i rincari maggiori previsti per olio di oliva (+43,6%), tonno all’olio di oliva (+37,9%), pasta di semola (+34,2%), farina di grano tenero (+33,8%) e olio extravergine di oliva (+29,0%). Significativi anche gli aumenti annui attesi per i formaggi freschi (+19,8% per la mozzarella di latte vaccino, +21,2% per lo stracchino) e i formaggi molli (+16,3% per il Gorgonzola, +17,4% per il Provolone), sulla scia dei rialzi del costo del latte e dell’energia.

Secondo Coldiretti il caro prezzi taglia del 3,3% le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani nel 2022, costretti a spendere il 4,3% in più a causa dei rincari determinati dalla crisi energetica. L’impatto dell’inflazione è evidente dal fatto che volano gli acquisti di cibo a basso costo, con i discount alimentari che fanno segnare nei primi nove mesi un balzo del + 9,7% nelle vendite in valore, il più elevato nel dettaglio. Un risultato, precisa la Coldiretti, che evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo rinunciando anche alla qualità.

Gli italiani, ricorda la Coldiretti, vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti. Ma è l’intera filiera agroalimentare a essere sotto pressione a partire dall’agricoltura, dove si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +500% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Aumenti che riguardano anche tutti gli imballaggi, dal vetro (+50% in un anno) al tetrapack (+15%), alle etichette (+35%), fino alla plastica (+70%).

«Dato che segnala la fragilità del quadro congiunturale. La stazionarietà registrata su agosto ed il calo rilevato sullo stesso mese del 2021 evidenziano, infatti, le difficoltà per le famiglie di procedere nel percorso di recupero della domanda di beni – commenta l’Ufficio Studi Confcommercio -. Particolarmente complessa è la situazione per il settore alimentare, che sconta gli effetti non solo dell’aumento delle consumazioni fuori casa, ma anche le conseguenze di un’inflazione a doppia cifra. Se, al momento, i servizi sembrano meno interessati dal rallentamento, è inevitabile che nei prossimi mesi gli effetti negativi dell’inflazione sul reddito disponibile e sulla ricchezza liquidaspingeranno ad atteggiamenti più prudenti. Situazione che porterebbe inevitabilmente ad un ridimensionamento della crescita, venendo a mancare il sostegno della domanda delle famiglie, componente che ha contribuito in misura fondamentale alle buone performance realizzate negli ultimi trimestri».

Per Confcommercio «è proprio sul fronte dei consumi che si gioca la crescita per l’anno prossimo, come indicato nella versione aggiornata della Nadef. Molti obiettivi di finanza pubblica non sarebbero raggiunti senza il contributo della domanda delle famiglie, che va quindi immediatamente sostenuta proseguendo nella strategia anti-inflazione».

«I dati sulle vendite al dettaglio di settembre dimostrano ancora una volta come a fronte di una contrazione dei volumi le famiglie spendano sempre di più per acquistare meno, a causa dell’abnorme aumento dei prezzi al dettaglio – afferma il Codacons -. Su base annua i beni alimentari fanno registrare una contrazione record delle vendite che scendono in volume del -4,5% – spiega il presidente Carlo Rienzi -. Una riduzione che equivale a minori acquisti da parte delle famiglie per un valore stimato, al netto dell’inflazione, di 6,5 miliardi di euro rispetto al 2021. Un dato drammatico perché attesta come gli italiani, per far fronte all’inflazione e al caro-bollette, riducano consumi primari come quelli per il cibo».

Per Rienzi «una situazione pericolosa che il nuovo Governo deve affrontare con misure urgenti a partire dal taglio dell’Iva sugli alimentari e sui generi di prima necessità. Il taglio dell’Iva sarebbe una misura efficace perché avrebbe effetti positivi immediati non solo sulle famiglie, attraverso una riduzione dei listini al dettaglio, ma anche su centinaia di migliaia di esercizi, dai bar ai ristoranti alle strutture ricettive, che potrebbero contenere i costi e abbassare prezzi e tariffe al pubblico».

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