Autonomia, appello al “volemose bene”, ma di fatto ancora nulla di concreto

Calderoli: «Nord e Sud si prendano per mano. Esigenze diverse ma c'è reciproco interesse a crescere insieme», Franco: «promesse, promesse e ancora promesse. A quando i fatti?»

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Il ministro agli Affari regionali e autonomie, Roberto Calderoli.

L’attribuzione di quella maggiore autonomia per le regioni ordinarie che Veneto e Lombardia avevano solennemente chiesto al governo centrale con un referendum popolare ormai cinque anni fa continua a rimanere nel libro dei sogni, ora condito anche da un appello al “volemose bene” lanciato dal neo ministro agli Affari Regionali e Autonomie, il leghista Roberto Calderoli, che non promette affatto bene e che, soprattutto, delude ancora una volta le promesse elettorali (da marinaio) del suo leader della Lega Salvini premier e neoministro alle infrastrutture che aveva strombazzato la concessione dell’autonomia già nel primo consiglio dei ministri della nuova legislatura nel caso di una maggioranza di centro destra.

«Mettere d’accordo Nord e Sud ed essere ministro dell’armonia – è quanto auspica Calderoli in un’intervista a “Il Giornale” -. C’è sempre stata una questione meridionale, mai superata e qualcuno ha esaltato l’opposizione con il Nord, perché chi ci guadagna è Roma», spiega l’esponente della Lega che invoca il «principio di leale collaborazione: Nord e Sud si prendano per mano perché le esigenze sono diverse, ma c’è un reciproco interesse a crescere insieme».

Sul tema autonomie e legge attuativa Calderoli aggiunge che per «mantenere serenità d’approcciocredo serva un passaggio parlamentare con il parere della commissione Affari regionali. Anche perché alcune delle 23 materie trasferibili toccano la prima parte della Costituzione e i livelli essenziali di prestazioni, da garantire in tutto in territorio per rispetto dei diritti civili e sociali. Ne ho individuate 5, per la necessaria definizione dei Lep, che sottoporrò al governo».

Sul punto, il ministro annuncia che all’inizio della prossima settimana poterà il testo base alla Conferenza Stato Regioni. «Prima di Natale prevedo il passaggio in consiglio dei ministri – aggiunge Calderoli -, all’inizio del nuovo anno l’esame in Parlamento e ho l’auspicio che si completi tutto entro il 22 ottobre 2023, a 6 anni dal referendum. Altrimenti, sarebbe uno schiaffo ai cittadini di Lombardia e Veneto che sono andati in massa a votare».

In riferimento ai 300 miliardi che dallo Stato passeranno alle Regioni, il ministro chiede di «fare presto perché quando i ministri si saranno insediati e i ministeri strutturati, prevarranno le logiche conservative dei grand commis, con il rischio di qualche manina» che butti nuovamente il tutto nella palude, come è già successo nella legislatura appena trascorsa.

Sulle dichiarazioni del leghista salviniano Calderoli interviene un leghista ortodossomai salviniano – come l’ex senatore veneto Paolo Franco. «Già 5 anni fa un ministro della Lega che occupava il posto che oggi ricopre il senatore Calderoli (il senatore Erica Stefani) aveva promesso l’approvazione dell’autonomia entro l’anniversario del referendum. Allora si trattava del primo, oradel sesto, domani chissà…»

Dopo la chiosa con una punta di veleno, Franco entra nel merito delle dichiarazioni di Calderoli: «il ministro afferma che alcune materie non sono trasferibili perché riguardano la prima parte della Costituzione. È un’invenzione bell’e buona perché sono materie esplicitamente previste nell’art. 116 della stessa Costituzione nella riforma voluta dal centro sinistra. Poi, Calderoli dice presenterà un disegno di legge in Consiglio dei ministri: allora vuole fare una legge quadro di attuazione – la stessa proposta dall’ex ministro Gelmini -, che è incostituzionale. Infine, Calderoli ci dovrebbe direcosa intende fare delle pre intese firmate a suo tempo da Governo e Regioni: sono già carta straccia

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