Ruote Libere: «il governo Meloni affronti il problema mafia nell’autotrasporto»

Franchini: «una questione mai davvero affrontata. Le prime uscite del nuovo premier fanno ben sperare». 

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Il presidente dell'associazione indipendente dell'autotrasporto, Ruote Libere, Cinzia Franchini.

Il nuovo governo Meloni pare bene intenzionato a sradicare l’intromissione mafiosa nella società e nell’economia nazionale e, secondo “Ruote libere” si dovrebbe porre maggiore attenzione «a quanto accade nel settore dell’autotrasporto dove – secondo la presidente, Cinzia Franchini – il fenomeno è evidente».

Per Franchini «la lotta alla criminalità organizzata deve trovare la giusta collocazione rispetto al mondo dell’autotrasporto, un settore che ha proprio nel radicamento mafioso la sua prima e gravissima malattia. Un cancro le cui conseguenze nefaste sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti: non passa giorno che non emergano notizie di imprese sequestrate o che abbiano a capo soggetti riconducibili a famiglie mafiose».

Entrando nel dettaglio, secondo “Ruote Libere” è importante sottolineare come «oggi il solo requisitodell’onorabilità, che sappiamo essere una delle condizioni indispensabili per poter essere iscrittiall’Albo degli autotrasportatori, non è più sufficiente a porre un argine solido al radicamento mafioso. Infatti sempre più spesso ci troviamo davanti a imprenditori i cui patrimoni sono frutto dell’attività illecita messa in campo da intere generazioni che li hanno preceduti. Profili tecnicamente preparati, in grado di investire enormi risorse economiche, superficialmente presentabili, ma non per questo meno pericolosi».

«Proprio questa capacità mimetica consente loro di sfruttare per traffici criminali le caratteristiche tipiche del settore dell’autotrasporto, dalla capillarità alla possibilità di trasportare merci di ogni tipo, come armi e droga, senza particolari controlli – continua Franchini -. Oltre al requisito dell’onorabilità è necessario individuare insieme al Governo strumenti nuovi che possano consentireagli imprenditori onesti di prendere le distanze dai “colleghi” (perché purtroppo di questo parliamo) mafiosi e ai committenti di riconoscere e di capire dove si nascondono determinati fenomeni. Un discorso che può essere applicato anche allo strumento delle interdittive antimafia, strumento di per sé non più efficace per prevenire il propagarsi del cancro della mafia nell’autotrasporto».

Certamente, quello che il Governo ha davanti è un percorso complesso, ma l’attenzione dimostrata in queste prime battute è un buon inizio. «Se è vero che nell’autotrasporto oggi la situazione è compromessa, come ogni relazione semestrale della Dia conferma da anni, se è vero che il problema non è mai stato affrontato in modo davvero efficace, non significa che – secondo Franchini – non sia possibile un cambio di passo, quantomeno per lavorare in una strada che abbia nel fare una vera pulizia nel settore il proprio obiettivo ultimo. E l’associazione che presiedo certamente non farà mancare il proprio fattivo contributo in questa direzione».

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