Caro energia: dopo i picchi di agosto, dovuti al panico propagatosi sui mercati internazionali, in queste ultime settimane l’andamento al rialzo dei prezzi di energia elettrica e gas si è invertito. Il prezzo del gas al mercato olandese TTF, quello che ha guidato i rialzi, fa segnare a ottobre una pesante flessione portandosi a circa 100 €/MWh, dopo aver superato anche i 300 €/MWh a fine agosto. Ancora più intenso il ridimensionamento dei prezzi dell’elettricità, che dipendono direttamente da quelli del gas, scesi sotto i 150 €/MWh, dopo i picchi di oltre 700 €/MWh di fine agosto.
Secondo un’analisi comparativa sul caro energia realizzata da Confcommercio, in collaborazione con Nomisma energia, confrontando la spesa teorica annuale delle bollette elettriche del mercato libero delle imprese del commercio, del turismo e della ristorazione italiane con quelle pagate dalle medesime tipologie di imprese in Francia e Spagna, emerge che l’Italia, che aveva già il triste primato di avere i prezzi di elettricità e gas più alti d’Europa, con l’ultima crisi vede non solo ribadita questa debolezza, ma addirittura peggiorata.
Tutte le categorie economiche prese a riferimento pagano in Italia, a parità di consumi e di potenza impegnata, una bolletta elettrica notevolmente più elevata: alberghi, bar, ristoranti e negozi alimentari hanno una spesa elettrica mediamente superiore del 27% rispetto alle imprese spagnolee addirittura di quasi il 70% rispetto a quelle francesi. Meno severo il caro energia relativo ai negozi non alimentari che pagano, rispettivamente, l’11% e il 16% in più.
Il dato è tanto più significativo se si considerano le risorse complessivamente stanziate dai singoli Paesi nel 2022 per far fronte ai rincari energetici, con l’Italia al primo posto con quasi 60 miliardi, quasi il doppio di quanto stanziato dalla Spagna. L’Italia, in sostanza, ha speso di più, sia della Francia che della Spagna, pur continuando a registrare costi delle bollette elettriche decisamente più elevati rispetto ai due paesi di riferimento.
«L’Italia sconta, evidentemente – si sottolinea nella ricerca – l’errore di non aver diversificatomaggiormente le fonti di energia e i fornitori negli ultimi decenni. Scontiamo, ancora, i troppi “no” preconcetti e l’ipertrofia burocratica che, ad ogni passo, blocca decisioni e realizzazioni». Servono, invece, pragmatismo e realismo per gestire – in Europa e in Italia – il processo di transizione energetica all’insegna della convergenza necessaria tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica e sociale.
Per quanto riguarda le famiglie italiane, la trasmissione “maggiori costi dell’energia, minori consumi nel complesso” si sviluppa attraverso il canale dell’inflazione, cioè aumento generalizzato dei prezzi (quindi, non solo energetici) che colpisce sia il reddito corrente sia, soprattutto, il valore reale della ricchezza finanziaria detenuta in forma liquida. I costi dell’energia impattano le spese obbligate, difficilmente comprimibili nel breve periodo. Inoltre, il maggiore prezzo dell’energia si diffonde a tutte le filiere di produzione e distribuzione e, quindi, a tutti i consumi. In questa situazione, se i sostegni del governo, pari a circa 40 miliardi di euro alle famiglie nel 2022, compensano buona parte delle perdite di reddito, soprattutto per le famiglie meno abbienti, nulla possono contro i circa 77 miliardi di euro perdita di potere d’acquisto della ricchezza liquida, nei soli primi sei mesi del 2022.
Ciò potrebbe comportare una riduzione dei consumi, rispetto a uno scenario con inflazione “normale”, di 5-7 decimi di punto percentuale. «Questo fenomeno – conclude la ricerca – assieme al perdurare dell’incertezza che non agevola la risalita della propensione al consumo, sta innescando la recessione tecnica che si concretizzerebbe nei trimestri a cavallo della fine dell’anno in corso».
Secondo il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, «anche se i prezzi del gas stanno diminuendo, il caro energia resta l’emergenza più urgente da affrontare. Chiediamo al governo un confronto costruttivo con le forze sociali per avviare un piano strutturale in raccordo con l’Europa. E – come per la pandemia – sono necessari sostegni immediati per le imprese più colpite dalla crisi energetica».
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