In Italia, la fiducia sia delle famiglie che delle imprese è scesa ulteriormente a ottobre, evidenziandocrescenti rischi al ribasso per l’attività economica nei prossimi mesi, confermando come il 2023potrebbe essere un anno di recessione in Italia e in Europa.
Il morale dei consumatori è calato più delle attese, a 90,1 da 94,8 di settembre, raggiungendo un nuovo minimo da maggio 2013. Tutte le principali componenti dell’indagine hanno subito un deterioramento, in particolare la situazione personale degli intervistati (più del clima economico nazionale) e le valutazioni correnti (in misura maggiore delle aspettative per il futuro).
La situazione finanziaria delle famiglie, sia attuale che attesa, è peggiorata; le opportunità correnti di risparmio sono risultate poco variate, ma le possibilità di risparmio future sono crollate (ai minimi dal 2015), così come le intenzioni di acquisto di beni durevoli (ai minimi dal 2013).
I timori per la disoccupazione sono aumentati moderatamente (ai massimi da aprile 2021). L’inflazione corrente ha raggiunto un nuovo record storico (a 138,7 dal precedente 128,3), mentre l’inflazione attesa è diminuita a 55,2 da 61,7 (pur restando molto elevata in prospettiva storica).
Anche l’indice composito Istat del clima di fiducia delle imprese è sceso a ottobre, per il quartomese consecutivo, a 104,5 da 105,1 precedente, toccando il livello più basso in un anno e mezzo. Il morale nei servizi ha mostrato un rimbalzo (sia pure marginale) dopo il crollo del mese precedente, la fiducia nelle costruzioni ha subito una correzione dopo la crescita a sorpresa di settembre (pur rimanendo significativamente più alta della media storica), il clima nel commercio al dettaglio è scesoper il secondo mese.
Anche nel settore manifatturiero la fiducia delle imprese è scesa per il quarto mese consecutivo, a 100,4 dopo il 101,2 del mese precedente. Si tratta di un nuovo minimo da gennaio 2021. Il calo è dovuto alle valutazioni correnti su produzione e ordini (dal mercato interno, mentre il saldo sulle commesse estere è meno negativo rispetto al mese scorso); viceversa, le attese sia sugli ordinativi che della produzione hanno registrato una moderata ripresa (rimanendo in territorio negativo).
Anche le aspettative sull’economia e sull’occupazione hanno registrato un parziale recupero dopo il significativo peggioramento dei tre mesi precedenti. Le attese sui prezzi di vendita sono calate moderatamente a 42,9 da 46,3 (pur rimanendo molto elevate in prospettiva storica). Le scorte sono salite a 3,9, il livello più alto dall’estate 2020.
Le indagini trimestrali sui fattori che limitano la produzione, e sugli ostacoli alle impreseesportatrici, hanno mostrato che la percentuale di imprese che segnala carenze di materiali e attrezzature, e un allungamento dei tempi di consegna, sta diminuendo, ma le pressioni sui costisono sempre più forti e anche l’incidenza dell’insufficienza della domanda sta aumentando tra gli ostacoli all’attività produttiva.
Secondo il capo economista di Intesa Sanpaolo, Paolo Mameli, «le indagini di ottobre mostrano che l’impatto della crisi energetica sta diventando più tangibile, soprattutto per i consumatori e per le imprese manifatturiere. D’altro canto, sia tra le famiglie che tra le aziende emergono segnali di minore pessimismo prospettico, sia per quanto concerne le attese di inflazione che le aspettative sulla domanda. Inoltre, l’indagine sul settore manifatturiero conferma un parziale allentamento delle strozzature dal lato dell’offerta. Riteniamo comunque che le indicazioni negative possano prevalerenei prossimi 3-6 mesi. Dopo un III trimestre che vediamo in territorio marginalmente positivo, grazie alla tenuta dell’industria e ai progressi nei servizi (i dati preliminari saranno diffusi dall’Istat lunedì 31 ottobre), ci aspettiamo una contrazione del PIL in termini congiunturali sia nel IV trimestre 2022 che nel I trimestre 2023. Il recente calo dei prezzi del gas, se confermato, fa ben sperare in una possibile ripresa successiva, a partire dalla primavera del 2023».
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