Il “Bianco & Nero” saluta il nuovo governo che scaturisce dalle elezioni politiche del 25 settembre 2022, che è femmina, nel senso che per la prima volta nella storia della Repubblica è una donna a guidarlo, per giunta giovane e non una cariatide die quelle che la politica, specie del centro sinistra, ha sfoggiato nel recente passato: Giorgia Meloni a 45 anni ha centrato l’obiettivo di una vita politica iniziata a 15 anni, dalla mattinata di sabato 22 ottobre è premier, oltretutto centrando anche il record di rapidità nell’insediamento: meno di 72 ore dall’apertura delle consultazioni del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al giuramento al Quirinale.
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Il sessantottesimo governo della Nazione vede impegnati 24 ministri, di cui 6 donne oltre al premier. Interessante il cambiamento di nome e di missione di alcuni dicasteri, con la cancellazione di alcuni orpelli lessicali frutto più dell’ideologia che della sostanza chiamati a gestire, nella speranza che nel Meloni I ci sia quella sostanza che da almeno 10anni manca ai governi della Repubblica.
Secondo il “Bianco & Nero”, condotto dall’esperto in comunicazione e analisi politica, Gianfranco Merlin, e dal direttore de “il NordEst Quotidiano”, Stefano Elena, la missione di Meloni è da far tremare i polsi, stretta tra l’impellenza di una soluzione al caro energia che rischia di far fallire almeno un terzo delle aziende e mandare in crisi gran parte delle famiglie e la preparazione delle contromisure per affrontare l’incalzante crisi economica che sta per abbattersi sull’economia globale, soprattutto quella europea, già sfiancata dalla pandemia e ora dal conflitto russo-ucraino.
Le sfide di Meloni sono decisamente grandi, con pure il rischio che qualche discolo della sua maggioranza (Berlusconi si è già cimentato nel ruolo, fallendo; Salvini si vedrà) non cada nella tentazione di qualche sgambetto, così tanto per gradire e rimettere in riga l’“usurpatrice” bionda.
Quel che più soddisfa in questo momento è il rosicamento innalzato alle stelle delle progressiste alla moda, di quelle femministe in servizio permanente effettivo la cui battaglia sul fronte sinistro è sempre stata per la parità tra i sessi, per le azioni positive, per il linguaggio includente e altre amenità del politicamente corretto.
Vedere una Meloni che dal fronte destra sfonda quel soffitto di cristallo che le gentili donzelle della sponda sinistra non sono mai riuscite a fare (che, per giunta, alle elezioni politiche del 2022 hanno pure dovuto incassare lo scorno di un Pd che ha ridotto il numero delle elette in parlamento, alla faccia della tanto decantata parità di genere), che si fa chiamare “il Presidente” quando altre prime cariche istituzionali nel recente passato hanno mandato al macero quintali di carta intestata perché non avevano impresso il suffisso di genere corretto, con quel che ne consegue in termini di spreco di denaro pubblico e di inquinamento (vero Boldrini?) o che non si fa incartare dalla suddivisione per generi delle caselle ministeriali, be’, scusate, è già una bella soddisfazione.
Buona visione de il “Bianco & Nero”.
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