Caro gasolio. in 5 giorni il prezzo è salito di 20 centesimi

Manigrasso (Assotir): «il nuovo Governo fermi subito la speculazione». Indispensabile rafforzare la produzione di gasolio italiano dopo la cessazione dell’import dalla Russia. 

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Rifornimento di gasolio e di AdBlue di un camion.

Automobilitsti, lavoratori autonomi, artigiani, commercianti e, soprattutto, autotrasportatori sono in allarme per il caro gasolio, il carburante che muove l’economia italiana, che in soli 5 giorni è cresciuto di ben 20 centesimi al litro, posizionandosi stabilmente ben sopra il prezzo della benzina.

Il prossimo Governo, appena si insedierà, dovrà intervenire immediatamente sul caro gasolio, per scongiurare un ennesimo, durissimo, contraccolpo sull’economia e sul settore dei trasporti. Lo chiede Assotir, l’Associazione Italiana delle imprese di Trasporto, dopo la brusca impennata che i prezzi hanno subito in poche ore.

«In appena 5 giorni, dal 7 ottobre a oggi – sottolinea Anna Vita Manigrasso, presidente nazionale di Assotir – il prezzo del gasolio è aumentato di ben 20 centesimi al litro. A questo punto non si può più rinviare l’aggiornamento delle tariffe minime, ferme a febbraio nonostante la violenta impennata del costo del carburante».

Secondo Manigrasso la corsa dei prezzi sembra dovuta a una dinamica speculativa: «è vero che l’Opec+ ha deciso di ridurre di due milioni di barili di greggio al giorno la produzione, ma il gasolio che i distributori stanno vendendo in questi giorni è stato acquistato diverse settimane fa, a prezzi nettamente più bassi. Inutile sottolineare che, quando si tratta di abbassare i prezzi, gli interventi alla pompa sono molto meno celeri».

Ci sono altri fattori che inducono a ritenere che l’aumento del gasolio sia frutto di una speculazione: «il Governo deve anche indagare sul fatto che i prezzi della benzina stiano subendo un andamentodifferente: ormai sono abbondantemente più bassi di quelli del diesel. Anzi, la forbice tra i due carburanti – osserva ancora Manigrasso – anche in questa nuova fase di aumenti, si allarga a favoredella benzina, per motivi che rimangono del tutto non chiariti».

Il problema principale è legato alla carenza di produzione nazionale di gasolio che, prima della crisi russo-ucraina, era in gran parte importato proprio dalla Russia, in quanto la raffinazione italiana si è concentrata soprattutto sulla produzione di benzina. Con l’arrivo della crisi bellica, è scoppiata anche la crisi delle forniture di gasolio, che non sono rapidamente modificabili a livello di raffinazione, complice anche i mancanti investimenti del passato nella riduzione del carico inquinante del carburante, affidati all’estero.

Assotir chiede quindi al prossimo Governo di accertare se qualcuno, noncurante della crisi energetica che sta mettendo in difficoltà molte famiglie e imprese, stia portando avanti l’ennesima speculazione. Inoltre, come sottolinea Claudio Donati, segretario generale dell’Associazione, «la vicenda del caro gasolio mostra come sia indispensabile intervenire senza indugio su un’altra questione, quella dei valori indicativi di riferimento dei costi di esercizio». Si tratta in sostanza dell’insieme delle voci di costo sostenute dalle imprese di autotrasporto che determinano un costo di riferimento al chilometro. E di conseguenza servono a determinare il compenso di una tratta.

«La legge – prosegue Donatiprevede che il Ministero aggiorni ogni tre mesi questi valori. Quelli attualmente in vigore risalgono invece a febbraio. In un periodo in cui i costi stanno aumentando trimestralmente, il Ministero ha saltato ben due aggiornamenti, quello di maggio e quello di agosto. Un oggettivo regalo alla committenza, un danno altrettanto grande per i trasportatori” conclude Donati». E l’ennesima prova dell’inefficienza ed evanescenza di un ministro come Giovannini che tra pochi giorni scomparirà definitivamente con l’arrivo del nuovo governo.

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