Scandalo vaccini Covid: la verità pian piano viene a galla

Nell’audizione alla Commissione Covid dell’Europarlamento Small conferma che la vaccinazione non ferma la diffusione del contagio pandemico. Peccato che in Italia (e in Europa) si sia affermato il contrario. 

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Covid

Attorno alla gestione a dir poco scellerata della pandemia da Covid-19 la verità sta venendo pian piano a galla, ad iniziare da quella relativa alla vulgata secondo cui la vaccinazione era indispensabile per fermare la diffusione del virus: una vulgata su cui s’è basata tutta la strategia per il suo contenimento, dall’obbligo di vaccinazione reale (per le persone con più di 50 anni) o surrettizio (obbligo di Green pass) e la sospensione dal lavoro per tutti coloro che non ottemperavano. Con tutto quel che ne è conseguito in termini di indici di mortalità e di danni economici per la ridotta o completamente bloccata attività economica.

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Nel corso di un’audizione alla commissione Covid dell’Europarlamento, la responsabile marketing per i mercati esteri della multinazionale americana Pfizer, Janine Small, a precisa domanda di uno dei commissari ha affermato che il vaccino messo a punto dalla Pfizer aveva effetti per limitare le conseguenze del virus sulle persone contagiate, ma non aveva alcuna efficacia comprovata per bloccarne la diffusione.

Peccato che sulla convinzione che il vaccino servisse soprattutto per arginare la diffusione del Covid la Commissione europea abbia acquistato vaccini per oltre 1,8 miliardi di dosi (a fronte di una popolazione continentale di circa 450 milioni di persone) con un costo di ben 35 miliardi di euro, soldi sulla cui gestione indaga anche la Corte dei conti europea che lamenta una gestione affatto trasparente dei fondi e del contratto di fornitura da parte della stessa Commissione, che ne ha impedito la puntuale conoscenza sia ai magistrati contabili che ai membri della commissione dell’Europarlamento.

Alla guida dell’Eurocommissione, Ursula von der Leyen sembra replicare quanto già fatto da ministro alla difesa tedesco, dove la qualità e la trasparenza del suo operato parerebbe non essere stato all’altezza delle attese.

L’Ombudsman europea, Emily O’Reilly, ha condannato la «cattiva amministrazione della von der Leyen. L’accordo stretto con Pfizer, se pienamente esercitato, vale per 1,8 miliardi di dosi, pari a 35 miliardi di euro ma nessuno ne conosce i dettagli: dieci Paesi membri dell’Unione europea hanno recentemente scritto una lettera a Ursula von der Leyen accusandola di aver acquisito troppe dosi, di cui loronon hanno bisogno”». E ora il rischio è che molte delle dosi inutilizzate vicine alla scadenza debbano andare allo smaltimento con quel che ne consegue in termini di spreco di denaro pubblico.

Ma c’è dell’altro e riguarda la famiglia della presidente della Commissione europea. Per supportare la ricerca in campo dei nuovi farmaci basati sulla tecnologia Mrna, la Commissione europea ha finanziato con 320 milioni di euro 49 centri di ricerca, tra cui uno italianofinanziato nel Belpaese anche con i fondi del Pnrr – che vede la collaborazione tra l’università di Padova e una società, Orgenesis Italy, la cui attività è iniziata subito dopo il lancio del bando europeo. Ebbene, a capo del servizio di sorveglianza della società madre Orgenesis c’è il marito di Ursula, Heiko von der Leyen, il quale si troverebbe nella difficile posizione di controllore e di controllato, con ciò sollevando una reazione molto critica sia tra i componenti della stessa Commissione europea, oltre che tra i funzionari della stessa.

Ma tornando alla gestione italiana della pandemia, la rivelazione della Small ha innescato le richieste di indagini sull’operato di coloro che hanno gestito il Covid in Italia, preannunciando anche richieste di risarcimento per la ridotta attività economica o per la perdita del posto di lavoro. Di fatto, il fallimento istituzionale e politico del ministro alla Sanità, Roberto Speranza, e di tutta la macchina che ha gestito la pandemia basandosi solo sull’assunto – ormai falso – che la vaccinazione fosse l’unica arma per bloccare la diffusione, è sotto gli occhi di tutti e ora serve una chiara, rapida, trasparente e completa indagine per evidenziare le responsabilità personali, politiche e tecniche, di tutti coloro che gestito la pandemia solo su ipotesi e non su certezze scientifiche.

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