Il leghista Lorenzo Fontana nuovo presidente della Camera dei deputati. Scelta azzeccata?

Cambio in corsa del candidato da parte di Salvini, che ha incaricato il suo vicesegretario di partito ad un ruolo istituzionale super partes: un’altra candidatura sbagliata? 

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Lorenzo fontana

Con l’elezione del leghista Lorenzo Fontana a presidente della Camera dei deputati, la XIX inizia a camminare e la prossima settimana entreranno in pieno servizio anche gli altri organismi parlamentari, con la nomina dei capigruppo, vicepresidenti, segretari e questori, tanto che venerdì 21 ottobre il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, potrebbe iniziare le consultazioni per l’assegnazione dell’incarico di formare il nuovo governo, il primo politico dopo quasi un decennio di governi tecnici o arruffati.

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Matteo Salvini ha cambiato in corsa il candidato alla terza carica dello Stato, sostituendo il capogruppo Riccardo Molinari con il suo vicesegretario di partito, fedelissimo e amico intimo, il veronese Lorenzo Fontana, enfant prodige della politica in verde, visto che a 22 anni era il capoccia dei Giovani padani, consigliere comunale a 27, europarlamentare a 29 per due legislature e vicepresidente della Camera a 38 e, ora, a 42 anni presidente.

L’elezione di Fontana è avvenuta senza le sorprese che hanno accompagnato l’elezione di Ignazio Benito Maria La Russa alla presidenza del Senato, salvo registrare qualche defezione nell’urna rispetto al potenziale dei voti esprimibili dalla maggioranza di centrodestra.

In tanti hanno però storto il naso sulla figura e sui trascorsi politici di Fontana: dal suo essere un cristiano di stampo decisamente integralista, contro le “moderne” tendenze della società che vuole le unioni e matrimoni gay, contro l’immigrazione, certe dichiarazioni di amicizia verso Putin, Orban e i movimenti della destra estrema in Germania e in Grecia. Per non dire del clamoroso insuccesso elettorale a Verona, che ha spalancato la guida della città scaligera al primo sindaco di sinistra dopo decenni di dominio incontrastato del centro destra.

Forse, quella operata da Salvini è l’ennesima scelta sbagliata in fatto di candidati a posizioni di vertice delle istituzioni nazionali e locali e, probabilmente, una figura meno marcata ideologicamente e politicamente gli avrebbe giovato. Ma al leader padano, più delle competenze – che Fontana indubbiamente ha, anche in considerazione delle sue tre lauree – fa gioco la stretta amicizia e la fiducia, argomenti su cui Fontana batte tutti.

Nei prossimi giorni Salvini è atteso alla conferma della sua strategia zoppicante in fatto di formazione del governo e, forse, più che ambire ad un sempre più improbabile ministero dell’Interno – complice anche il processo penale a suo carico in corso a Palermo sulla gestione dell’immigrazione – forse farebbe meglio puntare con decisione al ministero del Sud per il rilancio di quel Mezzogiorno sempre arretrato e sprecone di risorse pubbliche, oltre che di consensi elettorali.

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