Per Giorgia Meloni, la premier in pectore della XIX legislatura appena iniziata, vale perfettamente il proverbio “dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io”, perché calza a pennello su quanto successo al Senato nel corso delle procedure di elezione del presidente della Camera alta, dove Forza Italia ha tentato il colpo di mano sul candidato di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa, per tentare di forzare la mano sulle trattative della formazione di governo e l’ingresso in un ministero di peso della “badante” di Silvio Berlusconi, la senatrice ed ex infermiera Licia Ronzulli.
Peccato solo che il cambio di gioco imbastito da Berlusconi sia stato sventato da una rinnovata forma di “soccorso rosso”, con i voti di astensione o bianca di Forza Italia sostituiti da altrettanti voti a favore di La Russa dalle schiere dell’opposizione, tanto da fare risultare valida l’elezione al primo turno. Di fatto, attorno al candidato La Russa si è verificato un caso di maggioranza variabile, con un pezzo di quella di centro destra impersonata da Forza Italia che si è sfilata, e con dentro un pezzo di centro sinistra.
Lo scorno tra le fila degli azzurri è stato massimo, tanto che Berlusconi, al suo ritorno al Senato dopo 9 anni dal suo allontanamento causa una interpretazione retroattiva su sua misura della legge Severino, ha dovuto rapidamente fare marcia indietro e ritirare Ronzulli da qualsiasi futuro incarico di governo. Una manovra nata male, concepita peggio e attuata da pivelli della politica, tanto da consentire lo sgambetto da parte di qualche buontempone del centro sinistra che punta a innestare crepe e dissapori all’interno di una maggioranza di centro destra tutt’altro che coesa per questioni più che altro legate alle ambizioni personali dei vari capetti uscite drammaticamente ridimensionate dall’esito delle elezioni del 25 settembre scorso.
Dopo il Senato, domani tocca alla Camera, dove la presidenza dovrebbe toccare alla Lega Salvini premier che non ha ancora fornito il candidato ufficiale. Si vedrà se l’elezione al quarto turno a maggioranza relativa filerà liscia o se ci sarà ancora qualche sorpresa come accaduto al Senato.
Una cosa è ormai certa: più che a guardarsi dall’opposizione, nella XIX legislatura Meloni farà meglio ad essere estremamente guardinga rispetto ai propri partner di maggioranza, da quelli che dovrebbero esserle amici, almeno per il solo fatto di averli portati al governo con il suo successo trionfale. Ma la riconoscenza in politica non è cosa così frequente.
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