Stellantis vara il riassetto dei propri impianti di produzione in Emilia Romagna, creando nello stabilimento Vm di Cento (Ferrara) una struttura dedicata alla produzione di motori industriali e marini, un settore che ha visto nell’ultimo triennio un crescente volume produttivo con prospettive di ulteriori sviluppi, abbandonando progressivamente la produzione di motori Diesel a 4 e 6 cilindri per uso automobilistico che oggi equipaggiano soprattutto le Jeep.
Lo stabilimento Maserati di Modena ospiterà un nuovo impianto di verniciatura denominato FuoriSerie, dedicatoalla personalizzazione dei modelli del Tridente. Questa nuova divisione impiegherà anche dipendenti provenienti dall’impianto di Cento. Il riassetto sarà operativo dalle prossime settimane e prevede anche significativi investimentiper l’area di ricerca e sviluppo.
I sindacati sono guardinghi sulle proposte avanzate da Stellantis, affermando la necessità di maggiori garanziesulle prospettive produttive e occupazionali, specie per lo stabilimento di Cento che «non darebbe prospettivalavorativa per quasi metà dei 700 dipendenti attuali, con ricadute pesantissime per un territorio già negli anni provato dalla crisi, anche rispetto all’indotto dello stesso stabilimento». Uno stabilimento che da fiore all’occhiello motoristico nella produzione di motori Diesel nei settori dell’auto, della trattoristica e dei mezzi marini è passato, negli ultimi anni, da 1.200 dipendenti a poco meno di 800.
Così come per altre realtà manifatturiere, la crisi dello stabilimento Vm di Cento è legata a doppio filo alle scellerate scelte di politica ambientale varate dalla Commissione europea, che vuole azzerare le emissioni inquinanti provenienti dalla mobilità vietando entro il 2035 la commercializzazione di veicoli nuovi con motori termici.
Se i politici di Bruxelles non fossero imbevuti di miope ideologia ambientalista, si sarebbero già accorti che latutela dell’ambiente non si fa mettendo fuori legge i motori termici a favore di quelli elettrici, che spostanol’inquinamento dalla strada ai luoghi di produzione di energia elettrica e di batterie, finendo per inquinare di piùdi quanto si vuole ridurlo. Con in più l’ulteriore boomerang di legarsi strategicamente a triplo filo ai monopoli economici cinesi, che controllano la quasi totalità dei materiali necessari per la produzione di batterie e dei motori elettrici, senza considerare che all’appello mancando miliardi di megaWatt ora necessari per ricaricare le batterie.
Nella sede della Commissione europea si farebbe migliore servizio all’ambiente e all’economia continentale cancellando il piano “Fit for 55”, per puntare a una spinta alla diffusione dei carburanti a basso o nullo contenuto di carbonio che possono essere utilizzati sui motori termici, sia su quelli già in circolazione che su quelli di nuova generazione, evitando la cancellazione di milioni di posti di lavoro in tutt’Europa, a partire da quelli delle fabbriche motoristiche come quella Stellantis di Cento.
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