Istat, non si arresta il tracollo demografico italiano

Blangiardo: «con denatalità e invecchiamento della popolazione ripercussioni sull’economia e sulla tenuta del Paese dopo il 2050». 

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tracollo demografico italiano

Secondo l’Istat, nei primi sei mesi del 2022 i nuovi nati sono diminuiti del 14,5% rispetto allo stesso periodo del 2021, quando il bilancio delle nascite è stato di soli 399.000 nascite, incrementando il tracollo demografico italiano. Secondo le previsioni dell’Istituto nazionale di statistica, nel 2022 l’Italia potrebbe toccare la soglia più bassa mai raggiunta di 385-380.000 nascite, diventando tra i paesi meno fecondi in Europa e nel mondo.

Secondo il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, «la prospettiva di arrivare a 360.000 nascite entro il 2070 è purtroppo uno scenario più che plausibile, che si porta dietro conseguenze pesantissime sulla vita di tutti: di chi ha figli, ma anche di chi non li ha. In prospettiva, la denatalità associata a un invecchiamento della popolazioneavrà ripercussioni sull’economia e sulla tenuta del Paese».

Secondo lo studio Istat «Previsioni della popolazione residente e delle famiglie» sul tracollo demografico italiano, si stima che la popolazione passi da 59,2 milioni al 1° gennaio 2021, a 54,2 milioni nel 2050 (-5 milioni) fino a 47,7 milioni nel 2070 (-11,5 milioni).

In crescita il numero delle famiglie, ma con un numero medio di componenti sempre più piccolo. Meno coppie con figli, più coppie senza: entro il 2041 una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà. Rendendo improcrastinabile una seria politica demografica per rilanciare la propensione delle famiglie e, soprattutto, delle donne ad avere almeno due figli, meglio se tre.

La popolazione di 65 anni e più oggi rappresenta il 23,5% del totale; quella fino a 14 anni di età il 12,9%; quella nella fascia 15-64 anni il 63,6%; l’età media si è avvicinata al traguardo dei 46 anni. Di fatto, la popolazione italiana è già ben dentro una fase accentuata e prolungata di invecchiamento.

Entro il 2050 le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,9% del totale secondo lo scenario mediano, mentre l’intervallo di confidenza al 90% presenta un campo di variazione compreso tra un minimo del 33% a un massimo del 36,7%. Comunque vadano le cose, l’impatto sulle politiche di protezione sociale sarà importante, dovendo fronteggiare i fabbisogni di una quota crescente di anziani.

I giovani fino a 14 anni di età, sebbene nello scenario mediano si preveda una fecondità in recupero, potrebbero rappresentare entro il 2050 solo l’11,7% del totale, registrando quindi una lieve flessione. Sul piano dei rapporti intergenerazionali, tuttavia, si presenterebbe il tema di un rapporto a quel punto squilibrato tra ultra sessantacinquenni e ragazzi, in misura di circa tre a uno. Un tracollo demografico italiano decisamente preoccupante.

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