L’enantio a piede franco nuovo Presidio Slow Food

Si tratta di un antico vitigno autoctono diffuso nella Vallagarina al confine tra le province di Trento e Verona, e ha una peculiarità davvero speciale: il modo in cui si moltiplicano le piante. 

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Una vigna di Enantio con i grappoli pronti per la vendemmia.

L’enantio a piede franco è il nuovo Presidio Slow Food una vigna che affonda nella notte dei tempi, cioè da Plinio il Vecchio e da quella storia che ci riporta indietro di un paio di decine di secoli, o magari dal fondo, un vinoche nasce in Vallagarina, tra le province di Trento e Verona.

L’Enantio a piede franco è varietà di vite – l’enantio, appunto – le cui piante nascono per propaggine – a piede franco – senza essere innestate. Niente barbatelle: queste piante corrono sul terreno e, con la sapiente mano dei viticoltori, si riproducono.

L’enantio è una pianta autoctona del territorio, che si è sviluppata sono tra Trentino e Veneto, uscita indennedall’epidemia della filossera di 150 anni fa che ha fatto una strage tra i vigneti.

«La superficie coltivata a enantio, negli ultimi trent’anni, si è però ridotta moltissimo» spiega Tommaso Martini,referente Slow Food del Presidio. La superficie totale, oggi, è tra i 35 e i 40 ettari, calcolando anche i vigneti appartenenti ad aziende che non aderiscono al Presidio Slow Food. «A valorizzare questo vitigno, a imbottigliarel’enantio proveniente da vigneti a piede franco commercializzandolo con un’etichetta ad hoc – gli fa eco Lorenzo Bongiovanni – siamo rimasti in tre. Gran parte della produzione, invece, viene utilizzata come uva da taglio per altri vini rossi del territorio».

«Fino alla metà degli anni Ottanta, la varietà era molto diffusa e in questa zona tra il basso Trentino e l’alto Veronese siamo cresciuti a lambrusca» dice Bongiovanni. Il nome non induca però in confusione: nulla a che vederecon il Lambrusco emiliano: l’enantio è a foglia frastagliata e quel termine richiama la natura selvatica e robustadella pianta. Caratteristiche che si ritrovano anche nel vino, dal color rosso rubino intenso, un sapore secco, acidità ben presente e patrimonio tannico ben equilibrato, che lo rendono adatto agli abbinamenti con i piatti rustici della cucina trentina, ma anche con salumi e formaggi stagionati.

La vendemmia è tardiva, nella seconda metà di ottobre, e la resa bassa. In cantina, poi, i vignaioli possono sbizzarrirsi: «il riconoscimento dell’enantio a piede franco come Presidio Slow Food è un passo importante anche in questo senso – conclude Martini – perché, al di là della comune origine e fatto salvo il disciplinare che va nella direzione di un vino quanto più possibile naturale, ogni produttore mette in commercio un vino diversissimo dall’uno dall’altro. Tanto per fare un esempio, c’è chi lo commercializza l’anno successivo alla vendemmia e chi aspetta tre o quattro anni. Su una base comune, insomma, nasce un progetto che lascia esprimere le identità delle aziende coinvolte: un valore aggiunto».

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