Governo Draghi, governo dei migliori e la mina Amco

Il decreto “Aiuti bis” innesca nei conti pubblici la mina Amco, autorizzata a rilevare i crediti garantiti dallo stato dal sistema creditizio: 250 miliardi di cui 30-40 difficilmente esigibili. 

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governo draghi

Il governo Draghi è stato effettivamente il governo dei migliori? Lecito nutrire qualche dubbio, specie per molti componenti della sua squadra, in alcuni casi decisamente migliorabili, come alla Sanità o all’Interno o, ancora, alla Transizione ecologica.

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A guardare i fatti, il governo Draghi ha sì fatto meglio dello sgarrupato governo Conte II, del resto non ci voleva molto. Ma è stato ancora ben lungi dall’essere quell’attore che la situazione italiana avrebbe meritato. Sia per la gestione traccheggiante della pandemia da Covid, che dall’emergenza energetica causata dalla guerra in Ucraina. O, ancora, dalle scelte a corrente alternata in tema di ambiente ed energia, dove il governo è stato protagonista di clamorosi autodafé.

Ora, dopo l’approvazione del decretoAiuti Bis” emerge un’altra chicca del governo Draghi: si è autorizzato Amco, la società del ministero dell’Economia e finanza interamente pubblica ad acquisire dal sistema creditizio nazionale i finanziamenti garantiti dallo Stato fino al 90% erogati dalle banche per sostenere le aziende e le Partite Iva in crisi di liquidità. Si tratta di 256,8 miliardi erogati a 2.700.000 richiedenti tra aziende, artigiani, lavoratori autonomi, professionisti che, da sola, valgono il 9% del Pil nazionale.

Molti di questi crediti sono giàmarci” di difficile esigibilità per un ammontare dai 30 ai 40 miliardi e pesano direttamente sul debito pubblico statale che, secondo la Banca d’Italia, è cresciuto alla quota record di 2.770, 5 miliardi di euro, oltre 3 miliardi in più rispetto a giugno e ben 44 rispetto a luglio 2021. Ma con il rischio di un’involuzione dell’andamento dell’economia nel IV trimestre 2022 e nel primo semestre 2023 la possibilità che anche gli altri 210 miliardi di crediti garantiti dallo Stato divengano di difficile esigibilità è più che concreta, andando a pesare sul debito pubblico che, in questo caso, supererebbe di slancio la soglia psicologica dei 3.000 miliardi. Una situazione che potrebbe diventare rapidamente ingestibile e rendere particolarmente difficile al futuro governo la gestione dell’economia.

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