I regali di fine legislatura della politica clientelare ai dirigenti dello Stato

Ma Draghi blocca la libera uscita dei parlamentari. Brunetta, però, assicura il passaggio indolore degli assunti a termine del Pnrr a tempo indeterminato dopo il 2027. 

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regali di fine legislatura

Quando in Parlamento si materializzazione provvedimenti di spesa, fioccano le “manine” più o meno note che spingono per l’approvazione di emendamenti ad personam, autentici regali di fine legislatura, come quello dell’abrogazione del tetto allo stipendio dei 240.000 euro lordi annuo dei dirigenti pubblici, frutto dell’iniziativa congiunta e bipartisan di Pd e Forza Italia ai danni del provvedimento “Aiuti Bis”.

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All’inizio, il superamento dei 240.000 euro di tetto allo stipendio avrebbe dovuto riguardare solo i vertici delle forze armate, poi rapidamente esteso a quelli dei ministeri e della presidenza del Consiglio dei ministri. Le ricostruzioni operate dai vari commentatori fanno ricadere l’iniziativa al presidente della commissione Finanze del Senato, il Dem Luciano D’Alfonso, che avrebbe convinto il suo collega di Forza Italia, Marco Perosino, a firmare l’emendamento soppressivo, inizialmente limitato al solo personale che ricopre incarichi di vertice delle forze di polizia.

Il provvedimento della commissione passa quindi al vaglio del ministero dell’Economia, che apporta modifichemigliorative” al contenuto dell’emendamento, estendendo la modifica dell’articolo 41 del decreto alla riformulazione del trattamento economico accessorio che viene esteso a una vasta platea di dirigenti pubblici: direttori, comandanti, capi e segretari generali, dall’amministrazione penitenziaria alle capitanerie di porto, dai ministeri fino alla presidenza del Consiglio.

Il nuovo testo, validato anche dal ministro delle Finanze Daniele Franco, ritorna quindi al Senato per essere votato dalle commissioni riunite di Bilancio e Finanze, con una piccola ma sostanziale specificazione: l’emendamento reca in bella vista il «parere favorevole del governo».

Da qui nasce un ulteriore giallo politico: nonostante la firma in bell’evidenza del proponente senatore azzurro Perosino, costui disconosce il contenuto del provvedimento, affermando che «è molto differente da quanto scritto di suo pugno».

Sta di fatto che solo i senatori Dem e di Forza Italia approvano il provvedimento che passa all’approvazione finale dell’aula perché i tempi stringono. I beneficiati del provvedimento avevano già iniziato a brindare alla rimozione del tetto allo stipendio delle loro già buone, eccellenti retribuzioni che avrebbero potuto diventare nel giro di qualche mese molto più alte, puntando a replicare i trattamenti già in essere nelle organizzazioni internazionali, quelle europee in primis (sempre quell’Europa presa a riferimento…), molto oltre i 300.000 euro e vicini alla soglia del mezzo milione all’anno. Del resto, lo stesso Mario Draghi alla guida della Bce navigava attorno ai 500.000 euro di stipendio annuo.

La cosa non è andata a genio del premier Mario Draghi, che ha imposto lo stralcio del regalone ai dirigenti pubblici bollinato dal suo ministro Franco, con la conseguenza che la modifica della Camera il decretoAiuti bis” dovrà fare la terza lettura al Senato per essere approvato definitivamente.

Quanto successo non sono tutti i regali di fine legislatura: emerge anche la questione dei premi accessori allo stipendio, la cui erogazione è vincolata al conseguimento di obiettivi aggiuntivi a quelli minimali decisamente troppo bassi e, spesso, autovalutati dagli stessi aventi diritto, per i quali tutto è “ottimo e abbondante” (e ci sarebbe da dubitarne!) con la conseguenza che i premi portano ad incrementi considerevoli dello stipendio lordo anche del 30-40%. Anche qui, se non si vuole cadere nel ridicolo, gli obiettivi dovrebbero essere concreti, seri e credibili, soprattutto valutati da organismi terzi ed indipendenti rispetto al moloch pubblico. Altrimenti, si tratta dell’ennesima presa per i fondelli dei cittadini contribuenti che pagano caro per risultati spesso scadenti.

Infine, altri regali di fine legislatura sono l’infornata di dipendenti pubblici legata con il Pnrr: tutti coloro che sono stati assunti con contratto a termine per consentire l’esecuzione delle attività previste dal Piano finanziato a debito dall’Italia, a fine Piano, nel 2027, potranno transitare nelle fila dei dipendenti pubblici a tempo indeterminato previo semplice colloquio. Anche qui, le regole di trasparenza e di equa selezione vanno a farsi benedire.

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