Durante la crisi energetica, l’Unione europea a guida della tedesca ed ex ministro della Difesa teutonico (responsabile anche dei disastri nell’esercito tedesco, reso quasi inoffensivo e impossibilitato all’operatività) Ursula von der Layen pare essere diventata un’appendice di Berlino, con Bruxelles che pare avere occhi, orecchi e cuore solo per quanto necessita alla Grosse Deutschland e, per quanto avanza, alla grandeur sbeccata di Francia. Se avanza qualcosa per gli altri 25 soci dell’Unione, bene, altrimenti, pazienza.
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Sotto la gestione von de Layen l’Unione europea ha imboccato con decisone la china visto che Berlino e Parigi fanno prima i propri interessi nazionali, anche a costo di danneggiare i soci dell’Unione con accordi sottobanco con quella Russia che ufficialmente si vuole combattere. Ciò vale per gli accordi di fornitura scontati di gas da parte di Gazprom, il monopolista statale russo della produzione di gas metano, ceduto a Berlino a prezzi che sono la metà di quelli commerciali, con il risultato che all’Italia il gas russo finisce per costare più del doppio dei tedeschi. I quali se ne avvantaggiano in termini di competitività europea ed extraeuropea, facilitando anche l’insorgenza di fenomeni speculativi, similmente a quanto già odiosamente avviene in tema di concorrenza fiscale interna tra i vari paesi Ue.
Nel suo discorso odierno sullo stato dell’Unione, Donna Ursula ha tentato di fare il pavone, uscendone francamente piuttosto spennacchiata. Sarebbe utile che si dedicasse maggiormente alla cura dei suoi sette figli, lasciando a politici più capaci, lungimiranti ed indipendenti la cura degli interessi europei che devono considerare quelli di tutti i 27 soci e non solo quelli di uno o due.
Semmai, il problema sta nel ruolo stesso dell’Unione, intesa dai vari governi nazionali come una ribalta di secondo livello per politici di risulta e von der Layen è in buona compagnia con i vari Gentiloni, Timmermans, Dombrovskis, Borrel e altri ancora. Tutti personaggi in cerca di migliore autore e di minori danni alla stessa Europa, ad iniziare dal fantasmagorico ed irrealistico piano Fit for 55 che andrebbe ritirato al più presto per non condannare l’Europa, dopo il giogo russo, a quello cinese.
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