Partite Iva a corrente alternata: dopo la crescita, il calo

Crescita del 54% del II trimestre 2021; nell'analogo periodo 2022 cala del 15,1%. In Veneto e Friuli Venezia Giulia i cali maggiori. 

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partite iva

«Nel secondo trimestre del 2022 sono state aperte 125.392 nuove Partite Iva, con una flessione del 15,1%rispetto al corrispondente periodo del 2021 – afferma l’Osservatorio sulle Partite Iva del ministero dell’Economia e delle finanze -. La flessione è da considerarsi normale, visto l’aumento di aperture che si era registrato nel secondo trimestre 2021 (+54% circa rispetto allo stesso periodo del 2020) a seguito dell’allentamento delle restrizioni legate alla pandemia da Covid-19».

Sempre secondo la nota diffusa dal Mef, «la distribuzione per natura giuridica mostra che il 69,6% delle nuove aperture di Partita Iva è stato operato da persone fisiche, il 22,5% da società di capitali, il 3,1% da società di persone; la quota dei “non residenti” (essenzialmente costituiti da società di commercio on-line) e quella delle “altre forme giuridiche”, rappresentano complessivamente quasi il 5% del totale delle nuove aperture. Rispetto al secondo trimestre del 2021, la diminuzione di avviamenti è generalizzata, raggiungendo il -61% per i non residenti (dopo il forte aumento registrato nel 2021), mentre si assesta al -10% per le persone fisiche».

Riguardo alla ripartizione territoriale, «il 45% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 22,8% al Centro e il 31,7% al Sud e Isole. Il confronto con lo stesso periodo dell’anno scorso evidenzia che le flessioni maggiori si sono registrate in Veneto (-37,7%), Friuli Venezia Giulia. (-29,4%) e Molise (-27,7%). Solamente il Lazio mostra un aumento (+1,6%) – prosegue il Mef -. In base alla classificazione per settore produttivo, il commercio registra, come di consueto, il maggior numero di avviamenti di Partite Iva con il 18,5% del totale, seguito dalle attivitàprofessionali con il 18,2% e dall’edilizia (11%). Rispetto al secondo trimestre del 2021, tra i settori principali i maggiori decrementi si notano nel commercio (-36,8%), nell’agricoltura (-35,1%) e nella sanità (-14,4%). In controtendenza si registrano gli aumenti nei trasporti (+16,9%), nelle attività artistiche e sportive (+8,5%) e nei servizi residuali (+1,9%)».

«Relativamente alle persone fisiche – prosegue il Mef – la ripartizione di genere mostra una prevalenza della quota maschile, pari al 61,1%. Il 47,8% delle nuove aperture è stato avviato da giovani fino a 35 anni e il 31,4% da soggetti appartenenti alla fascia dai 36 ai 50 anni. Rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno, tutte le classi di età registrano diminuzioni di aperture: dal -16,1% della classe più anziana al -9,3% della più giovane. Analizzando il Paese di nascita degli avvianti, si evidenzia che poco più del 20% delle aperture è operato da un soggetto nato all’estero. Nel periodo in esame, 58.031 soggetti hanno aderito al regime forfetario, pari al 46,3% del totale delle nuove aperture, con una flessione del 5,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente».

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