Il governo Draghi il governo dei migliori? Non proprio se si guarda ai fatti, a partire da quegli 7,8 miliardi di interventi a favore dell’economia e dei cittadini letteralmente evaporati per la mancata approvazione dei decreti attuativi, che riguardano ben 393 diversi provvedimenti.
Decreti che costituiscono la tara burocratica di molti provvedimenti approvati dal Parlamento spesso pubblicizzati in pompa magna e annessi pavoneggiamenti da parte di politici di turno, che finiscono miserabilmente nel cimitero dei residui di bilancio perché non spesi, pronti per trasformarsi nel tesoretto di turno recuperato nelle pieghe di bilancio.
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Nel solo 2022 sono evaporati 7,8 miliardi, cui s’aggiungeranno 3,6 miliardi nel 2023 e 3,8 miliardi nel 2024. Di questi, 3,3 miliardi erano destinati a sostenere le bollette delle industrie energivore, cui s’aggiungevano altri 150 milioni all’anno per tre anni destinati alle imprese ad alta intensità energetica.
E che dire degli indennizzi destinati ad artisti, esecutori e interpreti colpiti dall’emergenza Covid che ha bloccato tutti gli eventi al pubblico o l’attività delle sale cinematografiche chiuse per decreto?
Addio anche al fondone da 840 milioni all’anno per il 2022, 2023 e 2024 dedicato agli interventi per contenere i cambiamenti climatici o ai 250 milioni per due anni destinati al fondo di transizione energetica delle imprese. Idem per il fondo da 1,150 miliardi in tre anni dedicato ad incentivare la ricerca e sviluppo di tecnologie innovative e la riconversione di siti industriali e l’insediamento di nuovi stabilimenti sul territorio nazionale. Per chiudere con l’addio ai 550 milioni di fondo per consentire lo scivolo verso la pensione dei dipendenti con 62 anni delle piccole e medie aziende in crisi.
Il governo Draghi il governo dei migliori come minimo è rimandato agli esami di riparazione.
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